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Giotto, colui che “rimutò l’arte del dipingere di greco in latino e ridusse al moderno”

Come ben precisato da Cennino Cennini alla fine del Trecento “ Giotto rimutò l’arte del dipingere di greco in latino e ridusse al moderno”, abbandonato l’astratto simbolismo dei modelli bizantini l’opera di Giotto fu capace di infondere vitalità nei personaggi rappresentati mettendo in scena azioni concrete. I personaggi dei cicli pittorici sacri abbandonano così il loro aspetto ieratico per calarsi in una dimensione umana assumendo fisionomie e atteggiamenti familiari nei confronti dell’osservatore come in questa pala d’altare ben conosciuta come “Polittico di Badia” ( 1300) dipinta per l’altare dei benedettini della Badia Fiorentina e oggi conservata alla Galleria degli Uffizi, una delle opere selezionate per la realizzazione del volume di pregio “L’Oro di Dio”.

 

La presenza dell’opera sull’altare maggiore della Chiesa della Badia Fiorentina fu ricordata sia dal Ghiberti nei suoi Commentari che dal Vasari nella seconda edizione delle sue Vite, verso la metà dell’Ottocento il polittico si trovava esposto nella sagrestia della basilica di Santa Croce dalla quale venne trasferito nel museo e nel 1937 fu esposto nella celebre mostra dedicata a Giotto a Palazzo Vecchio. Oggi si presenta così come venne restaurata nel 1958 e poi esposta agli Uffizi dal 1966.

 

Opera di alto livello esecutivo, il Polittico della Badia è considerata dai critici un’opera cruciale nell’ambito del linguaggio giottesco tra la fine del Duecento e l’inizio del Trecento, punto di passaggio tra gli affreschi di Assisi e le decorazioni della Cappella degli Scrovegni a Padova. Nella sua architettura lignea perfettamente scandita mostra il progressivo ampliamento della concezione volumetrica giottesca, con figure a mezzo busto di straordinaria consistenza  corporea e saldamente collocate nello spazio, alle quali i ricchi panneggi delle vesti conferiscono una verità e una profondità rese ancora più preziose da dettagli di raffinata eleganza come il pastorale dorato di San Nicola.

 

Maria posta al centro della grande pala orizzontale suddivisa in cinque tavole cuspidate su fondo oro tiene in braccio il Bambino con la veste rosata di cui con gesto affettuoso tiene la manina mentre con l’altra il piccolo pare aggrapparsi alla scollatura della veste conferendo all’immagine sacra un guizzo di quotidianità e di delicata leggerezza. Da sinistra a destra si trovano : San Nicola, San Giovanni Evangelista, San Pietro e San Benedetto, figure dalla posa estremamente elegante e  di grande levatura plastica, ritratte  in un susseguirsi di ampia varietà cromatica e di introspezione emotiva nei volti ben delineati e particolarmente espressivi, un livello molto alto che si ritroverà anni dopo nel Santo Stefano del Museo Horne.

 

 

 

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