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Caravaggio, la rivoluzione della luce nella pittura del Seicento

Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là dunque, poiché era il giorno della Parasceve dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù” ( Giovanni, 19, 38-42)

Tra i capolavori selezionati per I Volti di Cristo vi segnaliamo la straordinaria immagine della “Deposizione nel Sepolcrodi Michelangelo Merisi da Caravaggio dipinta tra il 1602 e il 1604 e oggi conservata presso la Pinacoteca Vaticana. Artista che il prossimo 29 settembre, giorno dell’ anniversario della nascita avvenuta a Milano nel 1571, sarà omaggiato con una mostra a Palazzo Reale dal titolo “Dentro Caravaggio”, venti capolavori per la prima volta riuniti insieme.

Nell’’opera dedicata alla Deposizione, il Cristo sta per essere adagiato nel sepolcro e in primo piano con lo spigolo rivolto verso lo spettatore, che è così invitato a partecipare alla scena, appare il grande blocco squadrato in pietra. In realtà non si tratterebbe della lastra tombale destinata a sigillare il sepolcro ma del lapis untionis, vale a dire la pietra usata nei riti funerari, rimane  il fatto che si tratta di un punto focale e simbolico dell’immagine, su quella pietra sarà edificata la Chiesa.

Un gruppo compatto è stretto intorno a Cristo: Giovanni lo sorregge per le spalle mentre Nicodemo con le braccia tiene i polpacci e tiene lo sguardo rivolto  verso lo spettatore, coinvolgendolo a seguire il drammatico evento. La luce che illumina il corpo del Cristo morto è sottolineata  dal candido lenzuolo funebre. Il dolore è manifesto nelle tre figure femminili alle spalle, Maria addolorata,  madre di Gesù, la Maddalena col capo chino e i capelli spettinati, Maria di Cleofa con le braccia alzate e lo sguardo rivolto al cielo in una posa teatrale.

Sotto la pietra si intravedono due piante, quella secca emblema di morte e quella verde simbolo di resurrezione. Un’enfasi particolare è dedicata al sudario, forse un riferimento alla Sindone, la cui immagine è presente sulla volta della Cappella Vittrice in Santa Maria In Vallicella, chiesa per la quale l’opera fu realizzata. A commissionarla  Girolamo Vittrice per lo zio Pietro Vittrice che era stato maggiordomo e Guardarobiere di Papa Gregorio XVI e che era morto il 26 marzo del 1600.

La Deposizione ebbe subito una grande fortuna tra gli artisti e in tanti la copiarono, tra questi Rubens, Gericault, Cézanne, attratti dalla forza scultorea del gruppo. Non mancavano infatti riferimenti a opere celebri dell’epoca, come la Pietà di Michelangelo, ormai già un classico a cui gli artisti dell’epoca amavano rifarsi, anche se non mancano qui chiari riferimenti all’arte antica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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