fbpx
Home / Bibliofili / I segni della Passione sul costato del “Poverello d’Assisi”

I segni della Passione sul costato del “Poverello d’Assisi”

Ad iniziare dal 1266 la Legenda maior di Bonaventura è l’unica versione della Vita di San Francesco ufficialmente riconosciuta ed autorizzata e ogni convento francescano deve possederne almeno un esemplare, è naturale quindi che ne furono realizzate centinaia per soddisfare le numerose esigenze, la maggior parte delle quali di semplice fattura, anche se a partire dal XIV secolo compaiono pregevoli manoscritti riccamente miniati.

Ed è a questa tipologia di esemplari che appartiene la  conservato presso la Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele II di Roma e di cui si ha notizia solo a partire dal 1891 anno in cui arriverà alla biblioteca romana in data 27 luglio acquistato da tale Azzolini che sarebbe stato identificato nella figura del noto architetto Tito Azzolini direttore dell’Accademia di Belle Arti di Bologna che si trovava a Roma.

Sin dalla sua apparizione la critica lo ascrive quale manoscritto di fattura italiana e risalente al XIV secolo e Giovanni Muzzioli nel catalogo della Mostra storica nazionale della miniatura lo collega ad ambiente romagonolo, influenzato da modi riminesi. Interventi successivi a cura di Chiara Frugoni, Francesca Niutta e Silvia Mazzini non entrano nella questione attributiva e affermano che la decorazione del manoscritto ha i caratteri propri della miniatura bolognese della seconda metà del XIV secolo. Andrea De Marchi invece propone una datazione tra il 1330 e il 1340 e una localizzazione di ambito lombardo.

Particolarmente complesso è l’apparato illustrativo che nel commentario all’edizione in facsimile di Vallecchi è stato ampiamente analizzato in un saggio  dalla studiosa Maria Alessandra Bilotta , oltre alle notizie storiche di cui abbiamo dato un breve cenno. Ci soffermiamo qui su una delle principali immagini devozionali che apre il Capitolo VIII della Legenda  e che raffigura San Francesco mentre “Predica alle pecore e agli uccelli”.

La figura di Francesco allungata e solenne è in posizione frontale con le mani giunte e lo sguardo fisso in avanti, gli animali sono disposti in circolo davanti a lui. In secondo piano troviamo anche due bovini che non fanno parte del racconto di Bonaventura, ai piedi del santo la figura femminile inginocchiata in preghiera che altre volte si trova raffigurata nel manoscritto.

Il taglio della scena con la figura del santo di notevoli dimensioni che si staglia sul fondo d’oro accentua l’impatto devozionale dell’immagine ed è funzionale al coinvolgimento di colui che osserva per indurlo alla meditazione e alla preghiera.

Per la prima volta, rispetto alle altre miniature in cui viene raffigurato San Francesco, viene mostrata la stigma sul costato attraverso una fenditura del saio, negli altri casi si trova invece segnata direttamente sulla stoffa, esaltando in questo modo la miracolosa ferita, importante per i francescani  ma difficile da comprendere per i fedeli cristiani del periodo, poco propensi ad accettare su un uomo mortale i segni della passione di Cristo.

In questo senso e secondo il piano degli ideatori del programma iconografico del manoscritto la sacra ferita sul petto, che fa parte delle numerose stimmate che il poverello d’Assisi riceverà anche sulle mani e sui piedi, viene approvata ed esaltata e fatta oggetto di particolare e sentita devozione da parte dei fedeli.

IMG_0675

 

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *