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La spiritualità nelle ultime opere di Michelangelo Buonarroti

Nel 1550 il Vasari pubblica a Firenze “Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori, e architettori” è la prima edizione che viene edita da Lorenzo Torrentino a cui ne farà seguito una seconda ampliata e corredata da disegni. Le Vite rappresentano il primo libro di storia dell’arte moderna, il cui culmine, formale, morale e spirituale è dato dalla figura di Michelangelo Buonarroti di cui Giorgio Vasari si considera erede e discepolo privilegiato. Una mostra aperta in questi giorni a Firenze a Palazzo Medici Riccardi e in collaborazione con l’Archivio Vasari dedica ampio spazio alla genesi di questa opera e alla corrispondenza tra i due grandi protagonisti dell’arte rinascimentale, ma nonostante gli intenti celebrativi dell’opera, Michelangelo non gradì le numerose scorrettezze e in particolare la versione data sulla tormentata vicenda della tomba di Giulio II e per porre rimedio a questo nel 1553 fece pubblicare una nuova biografia scritta da Ascanio Condivi che riportava la sua versione dei fatti, alla quale attinse il Vasari nella sua seconda edizione delle Vite del 1568.

Come è noto Michelangelo amava omaggiare gli amici attraverso disegni spesso destinati a divenire per gli artisti del tempo  veri e propri modelli a cui rifarsi, anche Ascanio Condivi fu destinatario di un importante dono, la “Sacra Famiglia con Santi (L’Epifania)” 1553 circa, oggi conservato al British Museum e che è stato selezionato per la collezione “Michelangelo – I Disegni più belli”. Si tratta di un disegno definitivo, ovvero un cartone, 2327×1656 mm sono le dimensioni, dal quale il Condivi tentò di trarne una pala d’altare ancora oggi conservata in stato incompiuto nelle collezioni di Casa Buonarroti.

L’opera di eccezionale bellezza raffigura la Vergine Maria con Gesù ai suoi piedi e San Giovannino tenuto per mano, di fianco sullo sfondo compaiono San Giuseppe e un’altra figura più giovane che non è stata identificata con certezza, forse un giovane santo o il profeta Isaia. Nella stesura si notano molti ripensamenti come nella posizione della testa del bambino e in quella della vergine, prima prevista più a destra e di profilo.

Lo stesso titolo con il quale il disegno è universalmente noto, ovvero “Epifania” è frutto di un errore interpretativo in quanto non ci troviamo nella tradizionale raffigurazione dell’adorazione del Bambino appena nato alla presenza dei Re Magi venuti da Oriente, anche se la Vergine scostando le pieghe del manto rivela la presenza del Bambino, il Salvatore del mondo.

Siamo ormai giunti alle opere mature – nota nel suo saggio la curatrice dell’opera Cristina Casoli Il Michelangelo più tardo sembra spiritualizzarsi, dopo le sperimentazioni più ardite dei primi anni,  quando aveva lottato per estrarre dalla materia la bellezza ideale e rappresentare il divino nella perfezione assoluta della forma, il Maestro approdò a una visione del mondo molto diversa, assai più cupa e tormentata. La religione prese il sopravvento, il dubbio si sostituì alla certezza. Anzi, si può affermare che l’arte tarda del Nostro è tutta, con poche eccezioni, esclusivamente religiosa: sono rappresentazioni toccanti sul tema del Calvario e della Crocifissione di Cristo”.

 

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