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Michelangelo architetto militare con i disegni dell’assedio di Firenze

Curata da Alessandro Cecchi direttore di Casa Buonarroti la mostra “Michelangelo e l’assedio di Firenze” è stata prorogata fino al 2 ottobre, un’occasione per ammirare un corpus di disegni che per motivi conservativi solo periodicamente possono essere esposti al pubblico all’interno della sede in cui vengono conservati insieme ad altre opere, dipinti, documenti, armi, monete e medaglie che documentano il clima di mobilitazione e di impegno civile che coinvolse il popolo fiorentino durante l’assedio delle truppe imperiali nel 1530.

Il 12 agosto infatti  Firenze  capitolava, arrendendosi alle truppe imperiali, dopo aver resistito per dieci lunghi mesi. I Medici potevano così ancora una volta farvi ritorno dopo esserne stati cacciati nel 1527 con la proclamazione della Seconda repubblica, seguita al Sacco di Roma. Centro nevralgico della difesa della città repubblicana era stato il complesso di San Miniato, circondato dai bastioni in terra, apprestati da Michelangelo come architetto militare. A testimonianza di questa sua attività restano i venti disegni conservati in Casa Buonarroti, databili agli anni 1528-1529, con progetti di fortificazioni per rinforzare e ammodernare le mura trecentesche.

Da questi fogli che rimasero allo stadio progettuale e costituiscono un nucleo unico al mondo, pressoché sconosciuto al grande pubblico ed eccezionalmente visibile ancora per il mese di settembre, prende l’avvio la prima sezione della mostra, che prelude alle successive che danno conto dell’inusitato clima di mobilitazione e di impegno civile e religioso che coinvolse i Fiorentini e che ci regala  la veritiera immagine della Seconda e ultima repubblica fiorentina, fiduciosa nella protezione di Cristo Re e pronta all’estremo sacrificio in difesa della “dolce libertà”, trovando tra l’altro un supporto ideologico negli scritti di fra Girolamo Savonarola, morto come un martire, nel 1498, e già ispiratore della prima repubblica (1494 – 1512).

La seconda sezione è dedicata ai combattenti di entrambe le parti e agli artisti che li ritrassero: i comandanti Malatesta Baglioni e Stefano Colonna e i mercenari al soldo di Firenze, come i capitani traditori ritratti impiccati in effigie per un piede, nei bizzarri disegni di Andrea del Sarto agli Uffizi; e i giovani della Milizia e Ordinanza fiorentina che si distinsero invece per il loro valore nella difesa delle libertà repubblicane, ripresi con le loro armi da Andrea del Sarto in un disegno degli Uffizi. A dar conto di come si combatteva nel primo trentennio del Cinquecento, troviamo fra le armi, la spada col fodero, detta Katzbalger, dei Lanzichenecchi, documentati da un’incisione del tempo, un corsaletto da cavallo leggero, e uno scintillante spadone a due mani. Alla Milizia volontaria rimandano pure opere a stampa con le ‘Orazioni’ tenute ai suoi membri nelle maggiori chiese fiorentine.

L’ultima sezione è dedicata al connubio fra arte e fede e, in particolare, al Savonarola e alla pittura di soggetto religioso che vide la luce durante l’assedio. Si trattò di opere, agli Uffizi e a Pitti, esposte in mostra, come la cosiddetta Sacra Famiglia Medici di Andrea del Sarto per Ottaviano de’ Medici, o la Madonna col Bambino e San Giovannino, eseguita dal Pontormo forse per il “Rossino muratore” che gli aveva costruito la casa in quei tempi di combattimenti . Lo stesso artista dipinse “in tempore belli” per le donne dello Spedale degli Innocenti una tavola col Martirio dei Diecimila, a Pitti, che costituisce un vero e proprio manifesto dell’impegno dei Fiorentini in difesa della loro patria.

 

 

informazioni

Casa Buonarroti, via Ghibellina, 70, Firenze, tel +39 055 241 752; fax + 39 055 241 698

fond@casabuonarroti.it www.casabuonarroti.it

 

 

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