Fu una mostra sul Cinquecento toscano ad aprire nel 1940 la stagione espositiva per Palazzo Strozzi e poi a distanza di quaranta anni, nel 1980, con Il primato del disegno venne celebrata l’arte fiorentina del sedicesimo secolo nella sua complessità e varietà. Domani sarà aperta al pubblico l’attesa esposizione “Il Cinquecento a Firenze, maniera moderna e controriforma. Tra Michelangelo, Pontormo e Giambologna”, una grande esposizione curata da Antonio Natali e Carlo Falciani che conclude la trilogia della “maniera” iniziata nel 2010 con una monografica sul “Bronzino” e proseguita nel 2014 con la mostra dedicata a “Pontormo e Rosso Fiorentino”.
“La rassegna attuale – come spiegano i due curatori in un Vademecum della mostra – celebra un’epoca eccezionale per virtù culturali e per estro intellettuale, all’interno della quale, fra le molte vie possibili, è stata scelta quella del confronto fra le istanze della vasariana “maniera moderna” e quelle della controriforma. Una stagione unica, segnata da un lato dagli esiti del concilio di Trento e dall’altro dalla figura di Francesco I de’ Medici , uno dei più geniali rappresentanti del mecenatismo di corte in Europa, aperto al mito e alle scienze, qui ricordato a cinquant’anni dalla pubblicazione del fondamentale Principe dello Studiolo di Luciano Berti. Diciassette impegnativi interventi di restauro eseguiti in occasione della mostra , hanno permesso di restituire leggibilità a opere fondamentali , spesso in condizioni precarie per complessi problemi di conservazione. Dopo l’esposizione sarà riconsegnato al godimento pubblico un patrimonio di qualità straordinaria, per lo più finora ingiustamente negletto”.
Tra le tante ragioni che fanno della mostra Il Cinquecento a Firenze una mostra imperdibile senza dubbio la presenza delle tre Deposizioni, quella del Pontormo, di Rosso Fiorentino e del Bronzino riunite per la prima volta ed evento eccezionale l’arrivo dalla Francia, per la prima volta dopo cinquecento anni, della grande tavola del Cristo deposto del Bronzino che inviata in Francia nell’estate del 1545 dopo la sua apparizione nella Cappella di Eleonora di Toledo in Palazzo Vecchio non era più tornata in Italia. Sono queste le opere dei Grandi Maestri che accolgono il visitatore, a far parte del prestigioso ensamble anche Il compianto sul Cristo morto di Andrea del Sarto, uno degli artisti più imitati del suo secolo, e il modello di Michelangelo Buonarroti del Dio Fluviale restaurato nei mesi scorsi .
Oltre settanta opere tra dipinti e sculture e un panorama artistico di grandi nomi dell’arte italiana, quarantuno in tutto, in un percorso cronologico e tematico di opere sacre e profane che ci portano in uno dei periodi più interessanti della storia dell’arte segnata dal Concilio di Trento e dalla figura di un grande mecenate quale fu Francesco I de Medici che seppe coinvolgere nel suo Studiolo pittori come il Vasari, Jacopo Zucchi, Giovanni Stradano, Girolamo Macchietti, Mirabello Cavalori, Santi di Tito e scultori come il Giambologna, Bartolomeo Ammannati e Vincenzo Danti.
Una mostra resa possibile grazie a una potente rete di collaborazioni con musei e istituzioni italiane e internazionali e che è stata preceduta da una campagna di restauri imponente, diciassette le opere restaurate a fronte di una spesa di 350.000 euro, per lo più provenienti da contributi di privati. Fondamentale il ruolo dell’associazione Friends of Florence grazie alla quale è stato possibile restaurare sei opere tra cui la Deposizione del Pontormo insieme alla Cappella Capponi nella Chiesa di Santa Felicita, ed altri capolavori in mostra.
Tra gli artisti presenti il Vasari, di cui viene esposta la Crocifissione della Chiesa di Santa Maria del Carmine, Bronzino con Immacolata Concezione , Santi di Tito con Resurrezione , Alessandro Allori con Cristo e l’Adultera a Pietro Candido Compianto sul Cristo morto e Giambologna con il Crocifisso della Santissima Annunziata sono gli autori delle grandi pale per gli altari riformati delle chiese fiorentine, allo stesso tempo interpreti del gusto dell’epoca, attraverso l’attività ritrattistica e lo sviluppo dei temi allegorici e dei miti, come le lunette per la prima volta riunite insieme. La mostra si conclude con le grandi tavole d’altare che preludono all’avvio del Seicento come la Visione di san Tommaso d’Aquino della Chiesa di San Marco a Firenze di Santi di Tito e i Miracoli di San Fiacre di Alessandro Allori proveniente dalla Chiesa di Santo Spirito.