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Michelangelo. “lui stesso in due volte abbrusciò ogni cose”

Michelangelo. I disegni più belli

E quelli che non ammirano le cose sue ( di Buonarroti) non hanno punto di giudicio, e massimamente d’intorno alla parte del disegno, nella quale senza dubbio è profondissimo ; perciocché egli è stato il primo che in questo secolo ha dimostrato a’ pittori i bei dintorni, gli scorti, il rilevo, le movenze e tutto quello che si ricerca in fare un nudo a perfezione” scriveva nel 1577 Ludovico Dolce sul suo “Diaologo della pittura” riconoscendo la grandezza di Michelangelo nell’arte del disegno, un principio già acquisito nell’ambito fiorentino dove Giorgio Vasari con le sue Vite aveva posto Michelangelo al vertice di una generazione di maestri, modello supremo di artista e culmine della civiltà rinascimentale.

Michelangelo Buonarroti si cimentò con tutti i temi e i soggetti immaginabili, dall’antico all’architettura, dal mito al sacro, dallo studio dei particolari alle complesse composizioni, tra tutte prevale però il disegno di figura, maschile, nello specifico, al quale si applicò con estrema dedizione e accanimento. Una tipologia di disegno che trova il suo sviluppo attraverso lavori che sono dedicati allo studio della figura umana così come anche alle parti anatomiche, ai panneggi, alle acconciature, ai volti, a numerosi altri dettagli che ne definiscono le particolarità.

Opere di grande respiro a cui si aggiungono fogli minuti, intimi, privati, ma ciò che gli accomuna è la complessità compositiva e iconografica, il travaglio creativo , la dedizione assoluta al procedimento grafico eletto come momento principe di qualsiasi produzione artistica. Dai primi fogli agli studi più tardi, che evidenziano il passaggio dall’uso della penna alle pietre naturali, adatte per la definizione dei corpi in movimento e degli effetti plastico-illuministici, Michelangelo ci ha lasciato un patrimonio grafico inestimabile che oggi arricchisce le principali collezioni pubbliche italiane ed estere come il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, il British Museum di Londra, il Louvre di Parigi, l’Albertina di Vienna, l’Ashmolean Museum di Oxford, il Metropolitan Museum of Art di New York.

Tra i principali fondi esaminanti per la realizzazione dell’opera editoriale Michelangelo. I disegni più belli” un ruolo di primo piano spetta al nucleo della Fondazione Casa Buonarroti, conservato nello storico palazzo di Via Ghibellina a Firenze, museo che ancora oggi ospita un ricchissimo patrimonio che oltre ai disegni conta anche l’archivio familiare e numerosi autografi come lettere, ricordi, poesie, contratti che sono stati catalogati in ordine cronologico nei 169 volumi dell’Archivio.

Purtroppo molti disegni sono andati perduti, dispersi e distrutti da Michelangelo stesso. Come nota Giorgio Vasari, prima di spirare nel 1564 il maestro bruciò “ gran numero di disegni, schizzi e cartoni fatti di man sua, acciò nessuno vedessi le fatiche durate da lui et i modi di tentare l’ingegno suo, per non apparire se non perfetto”. Lo stesso Leonardo, parente di Michelangelo affermò che “ lui stesso ( Michelangelo) in due volte abbrusciò ogni cose” e alcuni documenti confermerebbero tale pratica in almeno due occasioni, nel 1518 quando ordinò la distruzione dei cartoni rimasti a Roma, forse riguardanti la preparazione per la volta della Cappella Sistina  e nel 1564 poco prima di morire quando volle che venisse bruciata l’intera produzione frutto degli ultimi trenta anni di vita e di attività.

Al di là delle vicende storiche fatte di autodistruzioni, dispersioni, alienazioni, vendite, che ci hanno consegnato un corpus grafico lacunoso e problematico anche sotto il punto di vista attributivo, si ricordano gli studi di Bernard Berenson, Charles de Tolnay e Frederick Hartt, “ Ciò che rimane – nota Cristina Casoli, curatrice dell’edizione Vallecchi 1903 – è tuttavia estremamente prezioso e ricchissimo: un’opera esemplare di un disegnatore esemplare, forse unico, nella quale emerge la peculiare idea di disegno inteso come momento di studio, allenamento, pratica di mestiere e preparazione per opere d’arte  e nello stesso tempo di massima libertà creativa”.

 

 

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