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La Madonna col Bambino de “il Michelagnolo dei Napoletani” in mostra a S. Croce

Tra le meravigliose sculture lignee provenienti dalla Basilicata e che sono in mostra a Firenze nel Sacrario della Basilica di S. Croce per l’esposizione “Maternità divine”  a cura della Prof.ssa Elisa Acanfora, spicca per la sua particolare bellezza la “Madonna col Bambino” realizzata da Giovanni Marigliano detto Giovanni da Nola ( Nola 1488 – Napoli 1558 ), risalente ai  primi anni Venti del Cinquecento, opera della piena maturità e capolavoro dell’artista che non a caso venne definito  “il Michelagnolo de’ Napoletani”. Superate le asprezze proprie dell’età giovanile Giovanni da Nola qui si mostra capace di una decisa accentuazione delle qualità plastiche, nelle teste e nella  resa anatomica del nudo del Bambino e nell’amplificazione delle morbide volumetrie dei panneggi.

L’opera ancora oggi si trova conservata presso il Convento di Sant’Antonio da Padova a Tito, della sua presenza fu fatta menzione nell’Inventario de’ mobili del monastero redatto il 17 agosto del 1808 . La fabbrica francescana di Tito, che comprendeva il monastero e la chiesa adiacente dedicata a Sant’Antonio dei Frati Minori Osservanti della Vicaria della Basilicata fu fondata nel 1514 grazie a papa Leone X e venne terminata l’11 dicembre del 1529, come scritto sullo stipite del portone principale. Secondo gli studiosi se il termine di realizzazione dei lavori architettonici e anche del primo assetto decorativo si pose dopo un quindicennio è probabile ipotizzare per la scultura una datazione ai primi anni venti e non prima, come proposto in precedenza.

Sempre nello stesso inventario di cui abbiamo parlato si fa riferimento a un’altra scultura, di simili dimensioni e là conservata : “Una statua di legno indorata della Beata Vergine” e “ Un’altra statua di Maria Vergine indorata”. E’ la “Madonna di Loreto” di ignoto scultore meridionale, un legno intagliato, dorato e dipinto (cm. 157 x 50 x 35) degli inizi del XVII secolo, identificata grazie alla caratteristica dalmatica ingioiellata e confermata dal fatto che il culto per la Madonna nera venerata nella Santa Casa di Loreto, La Vergine Lauretana, è molto diffuso in Basilicata.

Il volto classico e regolare, la figura monumentale racchiusa nella dalmatica a oro su bolo, con le raffinatissime decorazioni a punzone sono elementi che tradiscono una matrice schiettamente cinquecentesca, altri aspetti traghettano l’opera verso il secolo successivo, come il movimento del Bambino benedicente che sembra venirci incontro e sgusciare della presa della madre, l’intensità espressiva dei volti e il naturalismo dell’incarnato e dei volti.

Ma queste che abbiamo segnalato sono soltanto due delle  sedici magnifiche sculture  di “Maternità divine”, una mostra  che traccia un percorso che va dal Medioevo fino al Settecento, opere che per la prima volta hanno lasciato il loro ambito regionale  per aprirsi al grande pubblico, in alcuni casi ci troviamo davanti ad inediti, autentiche novità per il mondo degli specialisti, uno dei tesori più preziosi della Basilicata quello delle sculture lignee realizzate tra XII e XVII secolo. La mostra ideata dall’Agenzia di Promozione Turistica della Basilicata con la Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio della Basilicata offre un percorso tangibile nell’arte e nella storia di una regione ancora per molti aspetti segreta e ancora tutta da scoprire.

Grazie all’accordo con il Comune di Firenze Patrimonio Mondiale UNESCO questa iniziativa che prelude al 2019 quando Matera sarà Capitale europea della cultura e in quella veste chiamata a rappresentare l’Italia intera, questa mostra è un’occasione unica per ammirare i capolavori scultorei realizzati dalle botteghe artigiane del luogo insieme al Presepe monumentale dei Sassi di Matera che è stato allestito nella Chiesa di Santo Spirito a Firenze.

 

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