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I meravigliosi animalia nel Salterio di Federico II

Salterio di Federico II

E’ un bestiario molto selezionato e di squisita fattura quello che ritroviamo tra le pagine del Salterio di Federico II e che attinge alla tradizione consolidata dell’iconografia liturgica e che accentua le valenze allegoriche date dall’imperiale committenza ed espresse attraverso alcuni simboli ricorrenti come il leone e l’aquila.

Un universo faunesco reso realisticamente nei tratti corporei ma che si colora di una gamma cromatica accesa e spiazzante in cui predominano i rossi, il blu lapislazzuli, il verde scuro,  che ci immerge subito nell’ambito dell’allegoria e della metafisica, colpisce anche per la definizione delle pose che spesso, nelle bestie feroci, sono rivolte contro se stessi, quasi ad enfatizzare l’azione autodistruttiva del male.

Deus deorum, Dominus, locutus est et vocavit terram a solis ortu usque” ovvero “ Parla il Signore, Dio degli dèi, convoca la terra da oriente a occidente” , la maestà del Salmo di Asaf non poteva avere che l’immagine di un leone all’interno della lettera D che scandisce l’inizio e che lo accoglie in un bel fondo oro. E’ un leone rampante araldico  con i dettagli in azzurro, la coda e la punta delle orecchie terminano con una foglietta in azzurro,  una particolarità che si ritrova anche in altri decori miniati.

La muscolatura dell’animale è ben pronunciata e nell’insieme l’immagine ha un’ impronta scultorea che si rifà alla decorazione lapidea che come nota Giovanna Lazzi nel suo saggio all’edizione in facsimile Vallecchiassai vicina ai  leoni scolpiti nei peducci dell’arco federiciano di Castel Maniace di Siracusa”.

Così come il leone è il re degli animali e l’aquila la regina del cielo, sono questi i due simboli di Cristo re dell’universo ma anche dell’imperatore, diretta emanazione del potere divino e se il leone rampante ha il suo corrispondente nella decorazione di Castel Maniace, l’aquila è paragonata dallo studioso Buchthal al tipo sassanide e alla costellazione di manoscritti astrologici siciliani del XIII secolo.

L’iconografia del salterio risponde a un repertorio ormai consolidato dove accanto alla maestà di Cristo e del regale committente e fiere nobili come leone e aquila, il fedele incontra anche i simboli del peccato come il lupo, l’ibis, a ricordare il male presente nel mondo e nell’animo umano, fino all’immagine del pellicano che rappresenta la misericordia divina e l’amore di Cristo verso la sua Chiesa. Ma di questi ne parleremo in altra occasione.

 

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