“ In medio ecclesie aperuit os eius et implevit eum dominus” . Tra le pagine miniate più esemplari che fanno del Messale 558 del Beato Angelico uno dei messali più interessanti che segnano il passaggio dal tardo gotico al Rinascimento è senza dubbio la c.67v che “In sollempnitate Beati Dominici patris nostri” rende omaggio al padre fondatore dell’Ordine dei Predicatori che quest’anno festeggia ottocento anni dalla sua fondazione, San Domenico di Guzman con una meravigliosa miniatura che raffigura la “Gloria di San Domenico con otto angeli, Santi Barnaba, Pietro da Verona, Tommaso d’Aquino, il beato Giovanni da Salerno e San’Agostino.
Posizionato nel margine superiore della carte e all’interno di una mandorla dorata, San Domenico viene portato in gloria da otto angeli musicanti, che simboleggiano le otto beatitudini e le cui vesti sono rese delicatamente da tinte pastello. Il Santo posizionato sopra delle nuvole da cui fuori escono i raggi dorati sorregge in una mano un libro aperto mentre nell’altra reca un giglio, simbolo di castità.
Dall’iniziale I fuoriescono dei racemi vegetali che incorniciano i sei clipei all’interno dei quali sono poste le figure dei santi venerati dall’ordine dei domenicani che su di essi fonda le sue basi teologiche, si tratta di Sant’Agostino, San Barnaba, San Pietro da Verona, San Tommaso d’Aquino e il beato Giovanni da Salerno.
Vale la pena di ricordare infatti che a San Barnaba venne dedicato il convento di San Domenico a Fiesole in ricordo del fatto che nel 1418, Barnaba degli Agli nel suo testamento rendeva esplicito il volere di una donazione necessaria per il completamento della chiesa e del dormitorio. La presenza del beato Giovanni da Salerno è giustificata invece dal fatto che fu fondatore della Chiesa di Santa Maria Novella, anche se potrebbe trattarsi del beato Raimondo da Capua, primo Maestro Generale promotore della riforma domenicana.
All’interno della pagina miniata viene raffigurato anche un cane, in ricordo del sogno fatto dalla madre di un cane con una torcia in bocca segno di profezia di un bambino che con la sua parola avrebbe infiammato il mondo e la stella, simbolo della sapienza e attributo del Santo, in quanto il suo battesimo venne illuminato da una luce splendente.
Nel clipeo alla base della lettera I, un abbraccio tra i due fondatori degli ordini mendicanti, San Francesco e San Domenico che si incontrarono a Roma nel 1206 davanti a Papa Innocenzo II e che rende omaggio alla vicinanza spirituale tra i due conventi fiesolani di San Francesco e di San Domenico.