Nel 1450 Johannes Gutemberg a Magonza in Germania inventa la stampa a caratteri mobili con l’invenzione del torchio tipografico, uno strumento innovativo che si ispira ai meccanismi usati in agricoltura per la spremitura dell’uva o della frangitura delle olive, differenziandoli da essi per il passo della vite e per la presenza di un carrello mobile. La vite spinge verso il basso il piatto metallico superiore che esercita una forte pressione sul piano in legno dove è posizionato il foglio da stampare, montato su una rotaia che ne permette l’inserimento e l’estrazione, mentre la matrice inchiostrata è posta al di sotto del piano di lavoro, con i caratteri rivolti verso l’alto.
Un procedimento lento e faticoso in cui la stampa avviene per un solo foglio alla volta, su una singola facciata ad ogni passaggio. Ai nostri tempi l’antico procedimento del torchio tipografico è stato aggiornato con la messa a punto di macchine tiraprove che adottano la nuova soluzione della stampa offset per produrre prove colore. Il torchio tipografico offset, questo il suo nome specifico, azionato manualmente dall’operatore consente la stampa a foglio singolo, un colore per volta, mantenendo quel sapore artigianale altrimenti perduto nella tipografia di carattere industriale.
Ed è proprio il recupero di questa artigianalità di antica tradizione che distingue le opere editoriali Vallecchi da altri prodotti similari presenti sul mercato, quell’attenzione mai disattesa che concorre a rendere un prodotto editoriale unico e risultato di un processo in cui si predilige la lavorazione hand made che ha reso grande il nostro made in Italy in tutto il mondo.
E’ grazie a questa tecnica antica, una lavorazione a mano con il torchio tipografico offset, con il passaggio di un foglio singolo e quattro passaggi di colore che Vallecchi ha inteso realizzare il progetto “I disegni più belli”, una collana di fedeli riproduzione di disegni italiani e stranieri conservati nei musei e nella collezioni più importanti del mondo.
Grazie alla curatela della storica dell’arte Cristina Casoli che dopo la sua esperienza presso il Département des Art Graphiques del Louvre da anni collabora con il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, che con il suo patrimonio di 150.000 pezzi tra disegni, incisioni, miniature e fotografie è una delle collezioni più importanti al mondo, hanno così preso vita “Gli Uffizi”, “Leonardo”, “Michelangelo” tre cofanetti di 48 disegni ciascuno corredati da un commentario contenente un saggio critico che, attraverso una selezione di opere ci introducono al collezionismo del disegno in facsimile, portando nelle nostre case riproduzioni fedeli di grandi capolavori che solo in occasione di esposizioni e per brevi periodi sono visibili al pubblico per poi ritornare nei loro depositi dove vengono conservati e studiati.
Un racconto affascinante attraverso il disegno, da sempre considerato presupposto e cardine dell’arte pittorica che nel caso della selezione proveniente dal Gabinetto Disegni e Stampe ci conduce dal Quattrocento alla metà del Settecento attraverso le opere di Botticelli, Ghirlandaio, Pontormo, Leonardo, Michelangelo, Raffaello, Mantegna, Tiziano, Tintoretto, fino ai nordici Antoon Van Dyck, Rubens e Rembrandt. Se per il genio universale di Leonardo il disegno era un’attività costante e giornaliera, schizzi e ghiribizzi con i quali accompagnava le sue mirabili invenzioni e le sue straordinarie intuizioni, al punto che già nel settecento venivano stampate riproduzioni dei disegni vinciani, come quella di Girolamo Mantelli della raccolta Ambrosiana, per Michelangelo il disegno non è soltanto un momento di studio, allenamento, pratica, ma espressione della libertà creativa affermando lui stesso in vita “ Pittura, scultura ed architettura – culminano nel disegno. Questa è la fonte primaria e l’anima di tutte le maniere di pittura e la radice di tutte le scienze”.