“La ricchezza dei fondi in oro rivela la natura del codice, che non è quella di un libro per il basso clero ma un sofisticato strumento di studio e di meditazione devozionale per gli alti gradi dell’Ordine francescano. Si adeguano a tali finalità e a tali destinatari le caratteristiche esterne del codice, visibili nell’alta qualità della pergamena, nella chiarezza dell’impaginazione e nella nitida eleganza della scrittura gotica italiana, nelle illustrazioni di notevole levatura stilistica ed espressiva, nella forte sintesi plastico-cromatica delle figure e nella loro disposizione calibrata in uno spazio misurato.
Pur nella riproposizione della tradizionale tavolozza della miniatura bolognese e romagnola, giocata sui rossi, i rosa, i blu e i verdi, il miniatore del Vitt. Em. 411 arricchisce i timbri cromatici di colori densi e pastosi, accostati con accordi sapienti, arricchiti di lumeggiature e di cangiantismi che rievocano i toni perlacei nella resa degli incarnati tipici dei pittori riminesi.”
Queste interessanti osservazioni si devono al saggio scientifico di Maria Alessandra Bilotta dedicato a “Il manoscritto e il suo apparato illustrativo” contenuto all’interno del Commentario a corredo dell’edizione in facsimile del Manoscritto Vittorio Emanuele 411 conservato presso la Biblioteca Nazionale di Roma e da noi denominato “San Francesco – Legenda Maior”.
Un tema, quello della decorazione su cui avremo modo di soffermarci con attenzione in futuro, intanto volgiamo lo sguardo a come nella realizzazione di un facsimile le antiche preziosità dell’oro vengono restituite allo sguardo contemporaneo.
Nell’immagine ravvicinata il dettaglio di una miniatura in cui lo sfondo in oro e i decori nella pagina sono stati resi grazie alla tecnica dell’applicazione dell’oro a caldo che conferisce un notevole rilievo alla decorazione e ancora, cercando di avvicinare il più possibile la stampa del facsimile al manoscritto nella sua originalità, si è cercato di riprodurre le parti in oro con una colorazione leggermente antichizzata e vicina allo stato attuale del manoscritto, che vogliamo ancora una volta ricordare una delle più belle “Legenda Maior” del XIV esistenti al mondo, giunta intatta fino ai nostri giorni.