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La presentazione di Gesù al tempio nel Libro dei Salmi di Federico II

Quaranta giorni dopo la sua nascita Maria e Giuseppe portano il bambino al tempio per affidarlo a Dio, come prescrive la legge ebraica per i primogeniti maschi. E’ la scena della presentazione di Gesù al tempio ultimo atto dei racconti dell’infanzia di Gesù come ci vengono descritti dal Vangelo di Luca e tema della vignetta della carta c.49v, del Salterio di Federico II conservato alla Biblioteca Riccardiana di Firenze ed edito in facsimile da Vallecchi.

Durante la visita incontrano Simeone e la profetessa Anna, si avverà così la profezia di Malachia secondo la quale il messia sarebbe stato riconosciuto nel tempio e nel Cantico di Simeone le parole di lode per il Signore salvezza non solo per il popolo ebraico ma per il mondo intero. La scena è descritta con chiarezza e profusione di ricchi elementi cromatici, Maria affida il bambino al vecchio Simeone che lo accoglie con le mani coperte dal mantello, alle sue spalle la professa Anna, mentre dietro la Vergine, Giuseppe reca le tortore rituali secondo la consuetudine ebraica. La cupola color lapislazzulo dall’architettura bizantina, oltrepassa il confine della cornice e divide in due lo spazio scenico dell’altare tra i due gruppi di personaggi.

Davanti al bambino che sembra ritrarsi verso la Madonna, Simeone esulta per la gioia di aver riconosciuto in lui il messia e sembra per questo mostrare dei movimenti che agitano le sue vesti al punto che i piedi fuori escono dalla cornice dell’insieme. Secondo gli studi condotti dal Buchtal anche le vignette sarebbero state realizzate dallo stesso miniatore della superba tutta pagine del “Beatus vir” anche se avrebbero un assetto più convenzionale ma dimostrano comunque di avere dettagli di grande interesse e di appartenere a un ambiente colto e complesso in cui viene operata una sintesi tra le due tendenze, orientale e occidentale.

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