Nella nostra rubrica ricorre spesso la parola facsimile, ma siamo sicuri di sapere esattamente cosa si intende con questo termine ? Letteralmente sta a significare “ fa una cosa simile” , espressione apparsa per la prima volta in Inghilterra nel Seicento e in seguito entrata nell’uso comune, nella prima metà dell’Ottocento, dopo essere stato accettato dall’Academie Francaise nel 1835. E’ la riproduzione esatta di uno scritto, un disegno, uno stampato ottenuta attraverso un procedimento tecnico-industriale di tipo fotomeccanico, vale a dire la fotografia e la stampa.
Quando parliamo di riproduzione in facsimile di un codice miniato si intende la riproduzione integrale, fedele all’originale, di un manoscritto su pergamena, legato in forma di libro, scritto da uno o più amanuensi e miniato da uno o più miniatori. Nel facsimile vengono riprodotti con estrema cura e rispetto filologico tutti gli elementi che lo caratterizzano nella sua veste originale, lo spessore, il profilo delle pagine, eventuali lacune, la presenza dell’oro o dell’argento , particolarità questa molto apprezzata dai collezionisti, talvolta alcune parti trafugate e disperse vengono ricomposte, con una coperta che rispetta il periodo a cui il manoscritto appartiene.
Grazie al facsimile, un pubblico più vasto di quello che in genere per ragioni di studio si avvicina a tali tesori, ha la possibilità di apprezzare il valore e la bellezza di questi preziosi e alquanto fragili tesori del passato, mentre allo stesso tempo, musei e biblioteche hanno la possibilità di assolvere meglio le loro funzioni istituzionali, conservative e didattiche e contribuendo al progresso degli studi nel campo della miniatura, della storia dell’arte e delle altre discipline legate all’originale.
Anzi, come più volte sottolineato, accade che la realizzazione di un facsimile diventi l’occasione per uno studio particolarmente approfondito che andrà ad arricchire l’edizione con un volume di commentario che conterrà i saggi composti dai vari studiosi che si sono cimentati sui vari aspetti. E’ il caso ad esempio del Codice Valois, il manoscritto 2020 conservato nella Biblioteca Casanatense di Roma al quale hanno lavorato numerosi specialisti del settore. Come la direttrice della Biblioteca la D.ssa Angela Adriana Cavarra, la D.ssa Isabella Ceccopieri responsabile del fondo manoscritti della biblioteca e la D.ssa Giovanna Lazzi ex direttrice della Biblioteca Riccardiana e insigne studiosa della miniatura.
Un codice, il Ms.2020, poi intitolato Codice Valois, importante sia per la sua produzione che dal punto di vista storico. Commissionato per il primogenito del re, Francesco I, subì le sorti del piccolo principe che venne inviato come ostaggio in Spagna per ragion di stato, nel 1526 per giungere fino ai nostri giorni grazie alle acquisizioni condotte dai domenicani che amministrarono la Casanatense dal 1701 al 1884, anno in cui, con la soppressione delle organizzazioni religiose, la biblioteca passò allo Stato italiano.