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Suor Plautilla Nelli ” Eccellentissima pittora a olio e stimatissima, e mirabile nel miniare”

Eccellentissima Pittora a olio, e stimatissima, e mirabile nel miniare, avendo fatto molte tavole per più persone et altre perfette opera con infiniti lavori di mirabili miniature” così viene descritta nel manoscritto Rucellai intorno al 1700, Plautilla Nelli, la suora pittrice che nel convento fiorentino di Santa Caterina in Cafaggio, nei pressi di San Marco, aveva creato una vera e propria bottega d’arte. Di lei ci aveva già parlato Giorgio Vasari nelle sue Vite quale artefice  di molte opere d’arte “disseminate nelle dimore dei gentiluomini fiorentini”.

La prima pittrice fiorentina, vissuta a Firenze tra il 1524 e il 1588, a lungo dimenticata, della quale erano note solo alcune grandi opere, come il Compianto sul Cristo morto conservato al Museo di san Marco, l’Ultima Cena nel refettorio del Convento di Santa Maria Novella e oggi sottoposta  restauro e la Pala della Pentecoste nella chiesa di San Domenico a Perugia, ma  è stato grazie alla Advancing Women Artists Foundation e alla sua presidente Jane Fortune se si è risvegliato l’interesse e lo studio su questa pittrice e che ha portato al restauro di ben 21 dipinti, oltre a nove disegni e due corali.  Molte di queste opere da ieri sono esposte alla Galleria degli Uffizi a Firenze nella mostra dal titolo “ Plautilla Nelli. Art e devozione sulle orme di Savonarola”.

Sono state infatti attribuite alla mano di Plautilla Nelli due importanti miniature che si trovano in due corali conservati nel Museo di San Marco, il Ms. 565 e il Ms.566. L’iniziale A dell’antifonario Ms. San Marco 565 è  l’iniziale dell’antifona processionale “ Adorna thalamum tuum, Sion” contenuta nell’ufficio finale, dove si trovano i canti relativi alla festa della Purificazione della Beata Vergine Maria e nota come festa della “ Presentazione di Gesù al Tempio” che qui vede la presenza di due monache. All’interno della lettera è raffigurato il tempio di Gerusalemme, davanti all’altare San Simeone riceve Gesù dalle mani della Vergine, alla destra di Maria è San Giuseppe con le due colombe portate in offerta mentre alla destra di Simeone si trova  S. Anna, in basso due monache assistono alla scena, raccolte in preghiera. Questa iniziale sarebbe stata realizzata tra il 1545 e il 1557.

I miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele” recita il Vangelo di San Luca.  Il tempio è illuminato ma l’atmosfera di sacrarlità è resa anche dalla presenza dell’oro che illumina i personaggi con le aureole. Sullo sfondo la finestra a  bifora, tipica dei palazzi rinascimentali fiorentini, e il disco di porfido che ricorda la lastra della tomba dei Medici nella Sagrestia Vecchia.

Come sottolinea la studiosa Sheila Barker “ Argomenti a favore di un’attribuzione dell’opera a Plautilla Nelli sono le testimonianze di Giorgio Vasari e Serafino Razzi, entrambi concordi nel sottolineare il talento di miniaturista della monaca. Si riscontrano inoltre diverse analogie tra quest’opera e i dipinti di cui è certa l’attribuzione a Plautilla: la rigorosa simmetria della composizione, i volti ritratti di profilo o di tre quarti, la disposizione delle pieghe delle vesti secondo un particolare gioco di vuoti e di pieni, la gestualità sobria e misurata, la raffigurazione accurata delle barbe. La datazione proposta per questa miniatura è anteriore a quella del più antico dipinto su tavola documentato di Nelli. La scelta di rendere il modellato dei volti attraverso macchie di colori diluiti, quasi trasparenti, appare piuttosto inusuale per un dipinto su pergamena ed è indizio di un’artista alle prime armi, che ancora segue i precetti delle tecniche del disegno e dell’incisione in cui le lumeggiature della pelle sono create dal bianco del supporto e il colore è usato solo per le ombreggiature”. Un importante tassello si aggiunge alla conoscenza di questo personaggio femminile del passato, di cui per molto tempo si sono perse le tracce al punto da rendere la sua arte invisibile o peggio ancora nascosta sotto errate attribuzioni.

 

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