Il Volto di Cristo nel Giudizio Universale
Michelangelo fu incaricato da papa Clemente VII nel 1533 di dipingere la parete di fondo della Cappella Sistina e si trasferirà a Roma nel settembre del 1534 interrompendo a Firenze i lavori per la Sacrestia Nuova e la Biblioteca Laurenziana. Clemente VII morì due giorni dopo l’arrivo dell’artista ma il nuovo pontefice Paolo III fece in modo che il progetto del Giudizio Universale non venisse abbandonato. I lavori iniziarono nel novembre del 1936 con l’eliminazione degli interventi pittorici del quattrocento, il maestro già in età matura e con il peso dei molti lavori ancora da completare chiese la collaborazione di Sebastiano del Piombo che eseguì i lavori di preparazione della superficie muraria. Michelangelo, al contrario del pittore veneziano, prediligendo l’affresco in quanto “ il colorire a olio era arte da donna e da persona agiata et infingarde come fra’ Bastiano” di lì a poco romperà la ventennale amicizia e iniziò un percorso solitario.
“In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà e la luna non darà più il suo splendore e gli astri si metteranno a cadere dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti.” ( Marco, 13, 24-27)
La venuta di Cristo alla fine dei tempi viene raffigurata in uno spazio autonomo che Michelangelo ottiene con un fondo blu lapislazzuli in cui la composizione è organizzata per blocchi di figure, in tutto duecento. E’ probabile che Michelangelo abbia fatto riferimento alla Divina Commedia e alle precedenti rappresentazioni esistenti del Giudizio in cui è netta la separazione tra eletti e dannati, operando un’ autentica rivoluzione secondo un’impostazione molto più dinamica.
Perno e centro della composizione è il Cristo giudice idealmente seduto su un trono di nubi che volge mano sinistra e capo verso il gruppo di santi a lato, mentre la mano destra con un gesto imperioso fa ruotare il busto e da movimento a tutta la scena, un gesto che coinvolge l’intera umanità e che al tempo stesso rappresenta ascesa e caduta. Alla sua sinistra san Giovanni Battista con il mantello di pelle, al centro San Lorenzo con la graticola del martirio e accanto San Bartolomeo con in mano la pelle, in cui si ritiene che il Buonarroti si sia autoritratto.
L’affresco fu concluso il 31 ottobre del 1541 e presentato al papa che fece celebrare i Vespri nella nuova cappella. L’opera considerata scandalosa per la nudità dei personaggi fu accolta con entusiasmo negli ambienti artistici, nella metà del Cinquecento i pittori che si recavano a Roma non potevano fare a meno di sostare e studiare l’imponente affresco che già allora divenne oggetto di copie a stampa, miniature e pitture. Il 21 gennaio del 1564, poche settimane prima della morte di Michelangelo, il Concilio di Trento decise di far coprire le parti dell’affresco ritenute oscene, compito affidato a Daniele da Volterra e rimaste sino all’ultimo restauro avvenuto negli anni 1990-1994, alla cui conclusione, l’8 aprile, Giovanni Paolo II inaugurava, con una messa solenne, la Cappella Sistina restaurata e felicemente restituita alla vista in tutta la sua magnificenza.
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