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Il Volto di Cristo nel Cenacolo vinciano

L’Ultima cena di Leonardo Da Vinci

Nel 1498 Leonardo concludeva il grande capolavoro de l’Ultima cena nel refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie a Milano, realizzato per volontà di Ludovico il Moro, come confermano le insegne ducali sulle lunette che stanno sopra il dipinto e da sempre considerata la rappresentazione più famosa dell’Ultima cena nella storia dell’arte che, già all’epoca fu oggetto di numerosissime copie oltre che fornire un tema di grande ispirazione per gli artisti contemporanei, basti pensare a Andy Warhol.

Dichiarato nel 1980 patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, insieme alla chiesa e al convento domenicano, il Cenacolo vinciano è uno dei luoghi italiani d’arte in assoluto più visitati e una delle mete più gettonate per ammirare uno dei capolavori del genio di Vinci che meglio di ogni altro seppe rappresentare in pittura  i moti dell’animo.

“ Dette queste cose, Gesù si commosse profondamente e dichiarò “ In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà”, il dipinto si basa sul Vangelo di Giovanni in cui Gesù annuncia il tradimento da parte di uno degli apostoli. Gesù è posto al centro della lunga mensa ma separato dal resto degli apostoli che vengono raffigurati in quattro gruppi di tre, con la presenza di Giuda che è seduto al tavolo, accanto a Giovanni e insieme agli altri, diversamente dalle rappresentazioni dell’epoca in cui veniva ritratto da solo e al di qua del tavolo.

L’asse centrale della scena è reso dalla figura del Cristo, reso con una forma piramidale con le braccia distese in avanti, il capo leggermente reclinato e come se avesse appena pronunciato la celebre frase, punto in cui convergono le linee dell’architettura e i movimenti diversi degli apostoli sconvolti dalle parole appena pronunciate.

I moti dell’animo narrati sono più forti ed espressivi negli apostoli vicini alla figura di Gesù, più moderati per quelli posti alle estremità, Pietro impugna il coltello e scuote con la mano  Giovanni per sapere a chi si riferisce Gesù, mentre all’estremità del tavolo Matteo e Simone esprimono il loro smarrimento e l’incredulità.

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