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I “Ghiribizzi” di Leonardo da Vinci rivivono nell’opera editoriale ” I disegni più belli”

«Ed ogni giorno faceva modelli e disegni da potere scaricare con facilità monti e forargli per passare da un piano a un altro, e per via di lieve e di argani e di vite mostrava potersi alzare e tirare pesi grandi: e modi da votare porti, e trombe da cavare de’ luoghi bassi acque, che quel cervello mai restava di ghiribizzare; de’ quali pensieri e fatiche se ne vede sparsi per l’arte nostra molti disegni, ed io n’ho visti assai».

Così il Vasari nella Vita di Leonardo da Vinci, pittore e scultore fiorentino, dall’edizione fiorentina delle Opere di Giorgio Vasari, pittore e architetto aretino, per David Passigli e soci (1832-1838), dove l’editore ci informa di quale interesse suscitassero ancora all’epoca i disegni frutto di questi “ghiribizzi”: «Carlo Giuseppe Gerli ne pubblicò una quantità in Milano nel 1784 pel Galeazzi: nel 1830 furono ivi riprodotti con note illustrative da Giuseppe Vallardi. Una raccolta dei disegni vinciani esistenti nell’Ambrosiana pubblicò pure in Milano nel 1785 Girolamo Mantelli di Canobio. Dagli scritti e dai disegni del Vinci apparisce aver egli col suo ingegno prevenuto in non poche scoperte Fisici, e Astronomi celebratissimi fioriti assai dopo».

Che bello quel verbo, «ghiribizzare», così immediato, palpabile, così maledettamente toscano! Nell’Ercolano, dialogo di Benedetto Varchi dove si ragiona delle lingue e in particolare della toscana e fiorentina, l’umanista, scrittore e storico nato all’ombra del Cupolone così ne «piglia» il significato: «Ghiribizzare, fantasticare, girandolare, e arzigogolare, si dicono di coloro, i quali si stillano il cervello, pensano a ghiribizzi, a fantasticherie, a girandole, ad arzigogoli, cioè a nuove invenzioni, e a trovati strani, e straordinari». Come quelli del Machiavelli, che in esilio all’Albergaccio di Sant’Andrea in Percussina scrive il Principe e ne annuncia la pubblicazione a Francesco Vettori nella celebre lettera datata 10 dicembre 1513, dove lo informa di aver «composto uno opuscolo De principatibus […]. E se vi piacque mai alcuno mio ghiribizzo, questo non vi dovrebbe dispiacere».

Tutta la collana I disegni più belli è infatti realizzata da Vallecchi utilizzando la nobile tecnica della stampa al torchio, messa a punto dal tedesco Johannes Gutenberg intorno alla metà del Quattrocento, proprio negli anni in cui Leonardo vide la luce,  e da allora rimasta pressoché identica nella sostanza.

Quello della stampa al torchio è un vero e proprio mondo, con le sue regole, i suoi tempi, le sue dinamiche. Inalterate da sempre e intimamente legate al tipo di supporto scelto. Nel nostro caso ci siamo indirizzati su una carta di produzione artigianale della Cartiera Magnani di Pescia, azienda storica del settore, fondata addirittura quasi mezzo secolo prima della nascita di Leonardo. Ci piace pensare che egli la conoscesse, e magari che l’abbia anche utilizzata, vista la sua diffusione tra gli artisti fiorentini del Rinascimento.

Da allora, come naturale, è cambiato il processo produttivo, all’epoca interamente manuale, ma si è conservato intatto lo spirito “pionieristico” delle origini nell’impasto dei fogli che abbiamo scelto per questa edizione, ottenuti al cento per cento da fibre di cotone grezzo lavorate in tondo secondo i metodi tradizionali dell’arte cartaria su una gloriosa macchina del tardo Ottocento. Secondo noi il supporto ottimale per la stampa al torchio, come i meravigliosi disegni di Leonardo  speriamo documentino ampiamente. E se anche fosse solo un nostro ghiribizzo, lo si perdonerà perché, come diceva Niccolò Tommaseo, «il ghiribizzo è un capriccio c’ha dello strano, più che del malizioso».Contenuto in un cofanetto in plexiglas con impressioni in argento serigrafico, Leonardo I Disegni più belli  è un’edizione a tiratura limitata di soli 199 esemplari per tutto il mondo

 

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