Nel 1926 il pittore e aviatore futurista Fedele Azari, figura straordinaria del futurismo italiano scomparso a soli 35 anni, alla XV Biennale di Venezia nella sala futurista espone “Prospettive di volo” che più tardi Marinetti definirà il “primo quadro di aeropittura”, ponendo in questo modo le basi per la nascita della corrente artistica, all’interno del movimento futurista. Accadrà nel 1929, quando Marinetti insieme a Balla, Depero, Dorri, Prampolini, Tato e Benedetto firmerà il Manifesto dell’Aeropittura, a venti anni distanza dalla fondazione del movimento. E’ il periodo in cui l’aviazione italiana tocca i vertici tecnologici e gli artisti sono affascinanti da questa nuova realtà, una prospettiva inedita che si apre, complice anche lo sviluppo delle tecniche fotografiche usate dagli aerei militari durante la prima guerra mondiale. I Musei Civici agli Eremitani a Padova ospitano fino al 30 luglio la mostra “ Aeropittura. La seduzione del volo” a cura di Claudio Rebeschini con la direzione scientifica di Davide Banzato e il contributo della Fondazione Antonveneta.
Oltre sessanta opere in mostra provenienti da collezioni private, tra dipinti e disegni: Crali, D’Anna, Forlin, Fasullo, Bonetti, Bonifazi (Virgì), Voltolina (Novo), Mori, Tulli, Caviglioni in mostra a Padova, la città da cui Gabriele D’Annunzio ospite della contessa Lucia Giusti del Giardino, partì nel 1918 per il suo celebre volo su Vienna, per rendere omaggio alla seduzione del volo. Sin dai primi scritti teorici risulta chiaro come l’Aeropittura non si limiti alla sola rappresentazione di oggetti in volo, di vedute dall’alto o velivoli in azione, ma come gli aeropittori ricerchino una nuova visione del cosmo, “per superare le frontiere della realtà terrestre… per scoprire nuove realtà plastiche e vivere le forze occulte dell’idealismo cosmico“. L’aeropittura è una declinazione pittorica del futurismo che si afferma negli anni successivi alla prima guerra mondiale. Come espressione del mito della macchina e della modernità caratteristico del movimento marinettiano, l’aeropittura manifesta l’entusiasmo per il volo, il dinamismo e la velocità dell’aeroplano.
Ma non si tratta dell’unica mostra che le istituzioni museali italiane dedicano in questo periodo al futurismo, sono numerose le proposte in tutta Italia che celebrano uno dei più importanti movimenti artistici di avanguardia. Il Palazzo del Duca a Senigallia ospita fino al 2 luglio “”Venti futuristi” a cura di Stefano Papetti, oltre cinquanta opere tra disegni, dipinti, studi di venti artisti firmatari del primo manifesto futurista come Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Fortunato Depero, Gino Severini, e i giovani seguaci come Gerardo Dottori e Tullio Crali. La mostra dedicata a quello che viene definito il secondo futurismo è anche un’occasione per accendere i riflettori sullo sviluppo del movimento nelle Marche quando nel 1922 il giovane Ivo Pannaggi organizza al Convitto Nazionale di Macerata una mostra di opere di Balla, Boccioni, Carrà e Depero, una sezione è dedicata anche all’aeropittura e viene dato spazio anche alla creatività femminile che nelle arti applicate riesce a ritagliarsi un ruolo di tutto rispetto.
Altre esposizioni dedicate al futurismo a Taormina dove fino al 14 giugno è aperta “Il Futuro Sopravvenuto” una mostra sull’avanguardia Futurista curata da Giancarlo Carpi e Giuseppe Stagnitta con 70 opere provenienti da importanti collezioni come la collezione Futur-Ism, la Collezione Ventura, la Collezione Trust Aletta e la Fondazione Cirulli. A Torino invece fino al 18 giugno il Museo di Arti Decorative Accorsi – Ometto ospita “ Dal Futurismo al Ritorno all’Ordine. Pittura italiana del decennio cruciale 1910-1920” una mostra che indaga la pittura italiana tra gli anni dieci e venti del Novecento.
A chiudere questa rassegna di esposizioni futuriste, fino al 2 luglio la mostra a Parma alla Fondazione Magnani Rocca nella Villa di Mamiano di Traversetolo dal titolo “Depero, il mago” oltre cento opere tra dipinti e tarsie in panno, collage, abiti, mobili, disegni, progetti pubblicitari che celebrano un grande innovatore e artista totale, del Novecento in grado di mettere in collegamento le varie discipline dell’arte, dalla pittura alla scultura, dall’architettura al design al teatro, in collaborazione con il Mart, il Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. ( Nella foto l’opera “Ballerine”)
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