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Angelicus Pictor maestro della miniatura con il Messale di San Domenico al Museo di San Marco

Padrone delle tecniche pittoriche più diverse, dalla tempera su tavola a quella su pergamena, dalla miniatura all’affresco, il Beato Angelico fu in grado di operare nel campo della decorazione libraria una vera e propria rivoluzione, paragonabile a quella di Masaccio nella pittura, grazie alla sua capacità di introdurre nella miniatura una nuova concezione dello spazio e della rappresentazione della figura umana tipiche del Rinascimento.

Da uomo rinascimentale, il Beato Angelico aveva una particolare capacità nel raffigurare storie che diventavano occasioni per rappresentare lo spazio con architetture contemporanee e l’ambiente naturale circostante. L’uomo è al centro della sua visione e lo spazio è legato alla sua raffigurazione, ne sono prova le numerose miniature conservate all’interno del Messale 558 presso il Museo di San Marco a Firenze e pubblicato con la sua collaborazione in edizione facsimile da Vallecchi con un importante apparato critico a corredo; nella foto un esemplare del volume è esposto in una teca nella Sala della Biblioteca del Museo di San Marco.

La rappresentazione delle storie era poi il mezzo più efficace utilizzato per svolgere quella funzione educativa che era affidata alla pittura, a servizio quindi dell’osservanza domenicana. Il dettaglio con cui anche nelle grandi opere l’artista si sofferma su particolari decorativi ha portato molti studiosi a considerarlo un miniatore e comunque a pensare che l’inizio della sua attività avesse avuto proprio nell’arte della miniatura, visto che, tra l’altro, all’epoca giovanile risalgono molte opere di piccolo formato.

A sostegno di questa idea è il fatto che il Messale 558, noto con il nome di Messale di San Domenico, in quanto proveniente dal convento fiesolano dove il Beato Angelico aveva preso i voti e oggi conservato al Museo di San Marco viene riferito al periodo giovanile, intorno al 1420-1430. Tuttavia non esistono notizie in grado di documentare l’attività iniziale dell’Angelico nel campo della miniatura e rari sono gli esemplari miniati di certa attribuzione.

Per molto tempo il Messale 558 è stata l’unica opera in grado di documentare la sua attività di miniatore, poi allargata ad altre miniature attribuite all’Angelico solo in epoca recente e di numero esiguo. Il Messale di San Domenico, la cui autografia da parte degli studiosi è ormai stata accettata, per quantità e per ricchezza di immagini resta l’opera più completa che testimonia l’attività di miniatore del Beato Angelico.

Per l’Angelico non esiste differenza tra il miniare e il dipingere in miniatura, tecnica pittorica quest’ultima di cui fu grande interprete Lorenzo Monaco, come non esiste differenza con la pittura in larga scala, così è molto probabile che la sua iniziale formazione da “dipintore”, come dichiarava di essere già nel 1417, comprendesse anche la pratica della miniatura, vissuta con l’occhio del pittore. Per fra’ Giovanni, il piccolo e il grande formato avevano la stessa importanza, essendo campi equivalenti in cui ambientare storie e disporre immagini.

Tutte le miniature attribuite al Beato Angelico mostrano decisamente uno stile pittorico riportando tutte le esperienze figurative del frate pittore che chiamato a Roma dal papa per dipingere un ciclo di affreschi a Santa Maria Sopra Minerva, vi morì nel 1455. Nel 1982, sotto il pontificato di Papa Giovanni Paolo II  è stato proclamato Patrono degli artisti e viene celebrato il 18 febbraio di ogni anno.

 

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