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Michelangelo e l’assedio di Firenze in mostra alla Casa Buonarroti

Il 12 agosto del 1530 presso la Chiesa di Santa Margherita a Montici venne firmata la resa e dopo quasi un anno di assedio le truppe imperiali posero fine alla conquista della Repubblica fiorentina, Carlo V ormai privo dei suoi migliori comandanti e il governo fiorentino che nella Battaglia di Gavinana aveva perso il suo prode combattente Francesco Ferrucci fu costretta ad accettare le resa onorevole e il ritorno dei Medici. Centro nevralgico della difesa della Firenze repubblicana la collina di San Miniato che era riuscita a resistere per dieci lunghi mesi anche grazie ai bastioni messi a punto da Michelangelo Buonarroti.

Casa Buonarroti inaugura il 21 giugno una mostra dedicata a questo momento importante nella storia di Firenze, dal titolo “Michelangelo e l’assedio di Firenze ( 1529-1530)” a cura di Alessandro Cecchi, nuovo direttore del museo fiorentino e resterà aperta al pubblico per tutta l’estate fino al 2 ottobre. E’ Casa Buonarroti infatti che custodisce i venti disegni, un patrimonio unico al mondo, realizzati tra il 1528 e il 1529 con progetti di fortificazioni per rinforzare le Porte alla Giustizia e al Prato d’Ognissanti. Nell’estate del 1528  Michelangelo era stato chiamato per fornire pareri e progetti per le fortificazioni fiorentine affinché potessero resistere alle artiglierie imperiali e nell’aprile del 1529 venne nominato dai Dieci di Balia “generale governatore et procuratore” delle opere di fortificazione per la durata di un anno.

I fogli “ carichi d’avvampante furore e dirompente energia – come osservato da Carlo Giulio Argan – sono soltanto planimetrie, ma non vanno considerati come studi preparatori in vista di una futura costruzione”, e difatti  non lo furono che in minima parte per la spesa che comportavano e per la mancanza di tempo a disposizione, si preferì così  ripiegare su fortificazioni come bastioni che sorsero nei punti deboli della trecentesca cinta muraria.

Disegni di Michelangelo che colpiscono per la loro spiccata originalità e una vocazione dinamica coerente alle architetture, particolarmente apprezzati dagli studiosi per la loro valenza estetica come il “Progetto di fortificazione per la porta al Prato d’Ognissanti” che fu definito da Paola Barocchi una “invenzione…che si apre e rompe con una espansiva energia che impronta delle proprie direttrici spaziali l’ambiente circostante”.

Oltre al corpus di disegni michelangioleschi a rappresentare  quel  clima di mobilitazione e di impegno civile e religioso che si diffuse tra gli artisti e che avevano trovato supporto ideologico nella figura del Savonarola, troviamo in esposizione documenti, libri, disegni, dipinti, monete e medaglie. I combattenti di entrambi gli eserciti sono i protagonisti della seconda sezione, mercenari al soldo di Firenze, ritratti impiccati per un piede nei disegni di Andrea del Sarto proveniente dagli Uffizi e i giovani della Milizia e Ordinanza fiorentina difensori delle libertà repubblicane ripresi con le loro armi dal Pontormo e da Andrea del Sarto, insieme alla spada dei Lanzichenecchi, la tipica “ katzbalger”, un corsaletto da cavallo leggero e uno spadone, a rendere ancora più realistica l’atmosfera di un  conflitto cinquecentesco.

https://www.firenze1903.it/creazioni/michelangelo-i-disegni-piu-belli/

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