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Michelangelo fatto un modello di cera finse in quello per la insegna del palazzo un Davit giovane

Era questo marmo di braccia nove, nel quale per mala sorte un maestro Simone da Fiesole aveva cominciato un gigante, e sì mal concio era quella opera, che lo aveva bucato fra le gambe e tutto mal condotto e storpiato: di modo che gli Operai di Santa Maria del Fiore, che sopra tal cosa erano, senza cura di finirlo, l’avevano posto in abbandono e già molti anni era così stato et era tuttavia per istare…Laonde Michelangelo fatto un modello di cera finse in quello per la insegna del palazzo un Davit giovane, con una frombola in mano, acciò che, sì come egli aveva difeso il suo popolo e governatolo con giustizia, così chi governava quella città dovesse animosamente difenderla e giustamente governarla: e lo cominciò nell’Opera di Santa Maria del Fiore, nella quale fece una turata fra muro e tavole et il marmo circondato, e quello di continuo lavorando senza che nessuno il vedesse, a ultima perfezione lo condusse”.

Il Vasari nelle sue Vite ci racconta con queste parole la realizzazione del David terminato da Michelangelo nel 1503 e collocato l’anno seguente in Piazza della Signoria, quale simbolo delle virtù civili e oggi meta di pellegrinaggi da parte dei turisti da ogni angolo del mondo, alla Galleria dell’Accademia.

Durante il soggiorno fiorentino, prima del 1505, anno in cui Michelangelo farà ritorno a Roma, Michelangelo lavorò a numerose commissioni sia pubbliche che private, come un Davide in bronzo destinato a Pierre de Rohan, le statue in marmo dei dodici apostoli per l’interno del Duomo fiorentino di cui rimane solo l’incompiuto San Matteo conservato nella Galleria dell’Accademia e il più importante ricevuto da Pier Soderini, l’affresco di un episodio della Battaglia di Cascina su una parete della Sala Grande del Consiglio in Palazzo vecchio, dove Leonardo era impegnato con la Battaglia di Anghiari.

Purtroppo di questo grande progetto che gli avrebbe permesso di misurarsi con l’anziano maestro, rimase incompiuto per la sua partenza, ne rimangono a testimonianza alcuni  disegni preparatori e il cartone sul quale studiarono tantissimi eccellenti artisti, come Raffaello, Andrea del Sarto, Rosso Fiorentino, Pontormo e numerosi altri, in seguito diviso e disperso in tanti pezzi, ma come ci conferma Giorgio Vasari “ E certo che a vedere e’ son più tosto cosa divina che umana”.

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