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L’Ultima Cena nell’Evangelia totius anni della Casanatense

Codice Valois c.38V

“Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: “Prendete e mangiate; questo è il mio corpo”. Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: “Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati. Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio”.

Nel Capitolo 26 l’evangelista Matteo ci descrive così l’episodio dell’Ultima Cena, ad accompagnare questo passo importante nell’Evangelia totius anni, il Ms.2020 conservato presso la Biblioteca Casanatense ed riprodotto in facsimile con la denominazione di Codive Valois, troviamo una ricca pagina capolavoro del miniatore dell’atelier di Tour dove venne realizzato.

Cristo è al centro di una tavola di forma ovale coperta da una tovaglia bianca, accanto siedono i discepoli, tre per lato, gli altri sei sono seduti davanti. Solo un pane si trova sulla mensa, Gesù con la mano sinistra regge il calice mentre con la destra offre a Pietro l’ostia consacrata, l’istituzione dell’Eucarestia che viene quasi sempre rappresentata nell’atto di spezzare il pane qui è proposta come durante la funzione della Messa.

Giuda e’ senza l’aureola cerchiata che hanno gli altri discepoli, con la mano stringe la borsa dei trenta denari, la posa e il suo abbigliamento, una giubba rossa con le maniche a sbuffo mentre gli altri indossano mantelli dalle tinte pastello, sono i tratti che lo rendono subito riconoscibile , mentre al centro della scena un baldacchino rosso con un drappo verde mettono in evidenza la regalità di Cristo.

Una maestosa cornice in oro a pennello circonda la scena, ma è essa stessa un capolavoro dell’arte miniata. Eleganti tralci floreali sono i protagonisti, fiori a cinque petali azzurri aperti sulla fascia di destra, in boccio a sinistra, sono aquilegie, i fiori della tristezza e della sofferenza che prelude alla morte. Una bellissima rosa rossa, simbolo del sangue versato per la redenzione dell’umanità si trova al centro nel margine inferiore della pagina, sui petali aperti si è delicatamente poggiata una farfalla.

Anche un bruco e una crisalide compaiono nella decorazione, fasi di un ciclo vitale e la cui allegoria è ben nota. Nella simbologia cristiana la farfalla è sempre stata associata all’anima in virtù delle metamorfosi che da bruco diventa crisalide e poi insetto compiuto. Come nota la studiosa Giovanna Lazzi nel suo commento alle miniature “ L’anima, attraverso le prove della vita, raggiunge la sua pienezza mediante gli strumenti di salvezza che Gesù – e la Chiesa – le offrono. L’Eucarestia rappresenta proprio il momento del riscatto, quando, grazie al sacrificio del Signore, viene garantita agli uomini la redenzione”.

E ancora fa notare “ La compresenza dell’aquilegia e della rosa allude quindi al momento doloroso dell’inizio della Passione di Cristo, ma anche all’inizio della redenzione dell’uomo, garantita dall’istituzione dell’Eucarestia, laddove anche il bruco è figura di Cristo”.

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