Secondo solo agli Uffizi come numero di ingressi il Grande Museo dell’Opera del Duomo di Firenze nel 2015 ha avuto 1.373.000 visitatori, oltre ad aver ottenuto, secondo una ricerca specifica sul turismo, le migliori valutazioni in termini di soddisfazione da parte degli utenti.
E’ qui, dal 29 ottobre 2015, giorno della sua inaugurazione, che è possibile ammirare la “Pietà Bandini” di Michelangelo, al centro di una sala dedicata, sollevata da un basamento in pietra scura e illuminata da luce naturale, secondo il nuovo allestimento del museo, curatissimo nei dettagli, grazie al suo direttore Mons. Timothy Verdon per la parte museologica e di Aldolfo Natalini e Guicciardini & Magni architetti, per la parte architettonica.
Uno spazio metafisico al quale accostarsi con l’atteggiamento che si riserva ai grandi capolavori dell’arte, cercando magari di entrare per un attimo nella tormentata storia di cui fu protagonista. Il gruppo scultoreo che raffigura Gesù deposto adagiato su Maria che lo sorregge con l’aiuto di Nicodemo e della Maddalena a sinistra, ebbe una vita drammatica e sofferta, concepito da Michelangelo per la propria tomba alcuni anni prima del 1550, venne abbandonato dall’artista e semidistrutto verso il 1555.
Scrive infatti il Vasari in merito a questo “ Lavorava Michelagnolo quasi ogni giorno per suo passatempo intorno a quella pietra che s’è già ragionato, con le quattro figure, la quale egli spezzò in questo tempo per queste cagioni: perché quel sasso aveva molti smerigli et era duro e faceva spesso fuoco nello scarpello; o fusse pure che il giudizio di quello uomo fussi tanto grande che non si contentava mai di cosa e’ facessi : e che e’ sia il vero, delle sue statue se ne vede poche finite nella sua virilità…Questa Pietà come fu rotta, la donò a Francesco Bandini.”
Il blocco rovinato venne in parte ricomposto dal comune amico, lo scultore Tiberio Calcagni, soprattutto per quel che riguarda la Maddalena inginocchiata, senza poter però recuperare la gamba sinistra di Gesù.