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“Lacerba”. A Firenze la prima mostra futurista di Ardengo Soffici

Umberto Boccioni - Studio per la scultura Vuoti e pieni astratti di una testa ( Voglio dare il prolungamento degli oggetti nello spazio) 1912 Londra Estorick Collection

Non era passato un anno da quando avevo il mio studio in piazza Savonarola, che avvenne il mio incontro coi pittori futuristi, in una loro mostra organizzata dal libraio Gonnelli e dalla rivista “Lacerba”, al numero 10 di via Cavour. Fu Alberto Viviani a spingermi ad andare : “Lasci dire alla gente – mi urlava – e corri a vederla!” Ci capitai riluttante, in un pomeriggio piovoso nell’inverno del 1913, e non mi fu facile entrare per la gran folla che dall’ingresso straripava sul marciapiede. La mostra era situata alla meglio in un misero quartierino a terreno, illuminato in ogni ora del giorno da grosse lampade a gas che apparivano, nel gran fumo di sigaro che riempiva le stanze, come lune sospese nella nebbia… Potrei rifare a memoria l’itinerario di quella mostra, dalla prima sala dove erano esposti i dipinti Elasticità e materia di Boccioni, Galleria di Milano di Carrà e alcune tele di Russolo , all’andito con Danzatrici di Severini, Forme in velocità di Balla, Scomposizione dei piani di un lume e sintesi della città di Prato di Soffici, all’ultima sala che appariva la più scandalosa per la Tarantella dei pederasti di Soffici che occupava quasi tutta la parete centrale”.

 E’ il racconto di Primo Conti, allora tredicenne, che ci ha lasciato un ricordo vivido di quella che fu la prima Esposizione di pittura futurista di “Lacerba” organizzata a Firenze  da Ardengo Soffici con Ferrante Gonnelli alla fine di novembre nel 1913 in un locale in via Cavour nei pressi della libreria, mostra che arriva dopo quella tenutasi a Roma al Teatro Costanzi nel febbraio del 1913, dove Soffici fu invitato a partecipare.

Una mostra storica, per la prima volta a Firenze vengono esposte le opere dei pittori futuristi, l’avanguardia dell’arte italiana dei primi decenni del secolo, destinata a far parlare di se negli anni a venire, una mostra che, per la sua importanza è stata rievocata all’interno della rassegna che si è appena inaugurata alla Galleria del UffiziScoperte e massacriArdengo Soffici e le avanguardie a Firenze” che, non a caso, prende spunto dal celebre libro pubblicato da Vallecchi nel 1919 e poi riedito sempre da Vallecchi nel 1976 “Scoperte e massacri” in cui vengono raccolti gli articoli di un Soffici critico d’arte, apparsi per lo più su La Voce tra il 1908 e il 1913 .

 Nella mostra di “Lacerba”, Soffici sarà presente con ben diciotto opere, insieme a quelle di Boccioni, Carrà, Russolo, Severini, ma la sua adesione al futurismo sarà sempre condizionata dalla premesse cèzaniane e cubiste e a questo, con tutta probabilità, risponderà la successiva distruzione della “scandalosa” opera indicata da Primo Conti, forse per non lasciare nessuna traccia di una sua resa al verbo futurista.
Anche Boccioni è presente con le sue opere alla mostra di “Lacerba”, oltre al dipinto “Testa + luce + ambiente”, all’ultimo momento, come segnalato nella autobiografia di Soffici “Fine di un mondo” del 1955, “erano arrivate … anche alcune sculture di Boccioni, ugualmente esposte insieme alle altre opere”, si tratterebbe di sculture in gesso realizzate nel 1912 e successivamente andate distrutte.

 Mentre Soffici sembra apprezzare la produzione plastica di Umberto Boccioni, lo stesso non accade per quanto riguarda invece la pittura. Come sottolinea Vincenzo Farinella, curatore della mostra sopracitata “ …anche la memorabile serie degli Stati d’animo risulta in quest’occasione duramente criticata e sostanzialmente non compresa da Soffici” . “ Il grande studio a matita, inchiostro e acquarello della Estorick Collection di Londra – prosegue Farinella – rivela la capacità di Boccioni di pensare plasticamente non solo nella pittura, ma anche nella grafica : la scomposizione dei piani, scardinati dalla loro organica connessione naturalistica e rotanti dinamicamente nello spazio, già incarna perfettamente il pensiero poi realizzato in una splendida scultura in gesso nel 1912”.

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