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Il dono di nozze di Federico II per la sua Isabella

Le poche ore che restano libere dagli impegni di governo preferiamo dedicarle all’esercizio della lettura, affinché si rafforzi la disposizione dell’animo nell’acquisire il sapere, senza il quale la vita dei mortali non è condotta in modo degno di uomini liberi” con queste parole il grande Federico II Hohenstaufen, lo Stupor mundi, l’ imperatore del Sacro Romano Impero esprimerà tutto il suo amore verso i libri  nella lettera che accompagnerà la sua donazione di opere aristoteliche all’Università di Bologna.

L’Italia Meridionale e il Mediterraneo durante la metà del XIII secolo sono il crocevia delle culture arabo-normanne e romanico-protogotiche, negli stessi scriptoria coesistevano gli smaglianti stilemi bizantini insieme  alle più alte espressioni della  cultura romanza e gotica del centro Europa. Tutte queste tendenze cosmopolite si incontrano e si mescolano alla corte di Federico II di cui il Salterio di Federico II ne rappresenta superba  sintesi e specchio.

 Un gioiello miniato con tutta probabilità in uno scriptorium dell’Asia minore tra il 1235 e il 1237, per la precisione a S. Giovanni D’Acri e per mano italiana, forse siciliana,  commissionato da Federico II quale dono di nozze per la terza moglie Isabella d’Inghilterra, figlia di Giovanni Senzaterra e sorella di Enrico III Plantageneto, sposata a Worms il 20 luglio del 1235. Solenni furono i preparativi per le nozze e sontuosa la dote, con scrigni d’oro, collane, vasellame, suppellettili e insieme ai ricchi doni per le nozze anche il salterio che avrebbe accompagnato l’imperatrice nelle sue quotidiane preghiere.

Degno della imperiale committenza il prezioso codice colpisce per la ricchezza cromatica delle miniature,  per l’oro dei fondi che li presenta come mosaici e per la vivezza dei colori dalla superficie quasi smaltata. Le figure conservano l’impostazione bizantina e la decorazione, apparentemente sobria nelle piccole dimensioni, ha una resa qualitativamente alta anche grazie alla fusione degli stili. Sull’impianto bizantino si innestano scelte iconografiche dell’Occidente, il sapore dell’arte dell’Italia meridionale con i suoi mosaici policromi e lo schema illustrativo dei manoscritti francesi e tedeschi fusi insieme.

Nella foto la c.14v “Beatus Vir”