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Giotto, nelle Storie di San Francesco nella Cappella dei Bardi il suo testamento artistico

Durante il Rinascimento era oggetto di studio da parte degli artisti che qui venivano per ammirarne l’espressività e l’impianto solenne della scena narrata. Parliamo del ciclo di pitture dedicate alla figura di San Francesco d’Assisi che ancora oggi è possibile ammirare nella Basilica di Santa Croce, nella Cappella dei Bardi ed in particolare ci riferiamo al dipinto che narra le Esequie di San Francesco.

Entrando in Santa Croce a Firenze, alla destra della Cappella Maggiore, si trova infatti la Cappella dei Bardi, ricchi mercanti e banchieri fiorentini che all’incirca nel 1325 commissionarono a Giotto un ciclo di pitture su San Francesco d’Assisi, considerate dagli studiosi una sorte di testamento artistico e summa della sua opera pittorica.

La tecnica usata, una pittura a secco, che consentiva una maggiore velocità nell’esecuzione e a quel tempo Giotto era conosciuto e richiestissimo in tutta Italia per le sue opere, non ha certo favorito la sua conservazione e le pitture risultano oggi piuttosto rovinate e non perfettamente leggibili. A ciò vanno ad aggiungersi infiltrazioni e alluvioni che nel corso del tempo ne hanno sicuramente peggiorato il loro stato di conservazione.

Quello che è certo è che la critica è concorde nel ritenere autografi del maestro le pitture della Cappella dei Bardi anche se è stata individuata la mano di altri artisti come Maso di Banco e il Maestro di Figline.

Sono sei le scene in cui vengono rappresentati gli episodi della vita di San Francesco che riprendono, ma aggiornandoli in senso più espressivo, i temi già affrontati nella Basilica Superiore di Assisi. In particolare nella parete di destra troviamo le Esequie di San Francesco con l’incredulo Girolamo che cerca le stigmate, che misura 280X450 cm.

In questa pittura sono fusi tre momenti, il compianto funebre sul santo, la verifica delle stimmate da parte del medico Girolamo e l’ascensione di Francesco la cui anima viene portata in cielo da un gruppo di angeli.Il santo raffigurato senza barba secondo un’ottica revisionista conventuale è circondato dai frati, ognuno colto in un atteggiamento diverso che va dallo smarrimento all’omaggio affettuoso di chi bacia mani e piedi.Ai lati due gruppi che rendono omaggio alla salma, chierici e gente comune mentre il medico è chino per verificare la presenza delle stimmate, tutta la scena è composta e sublime pur nella narrazione di un tragico evento.

 

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