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Federico II . Un libro di Salmi per Isabella d’Inghilterra

Libro dei Salmi di Federico II, ed Facsimile Ms.323 Biblioteca Riccardiana

Maria affida il Bambino al vecchio Simeone che lo accoglie con le mani coperte dal mantello nel rispetto della sacralità di Gesù. E’ il tema della vignetta della c.49V che illustra la “Presentazione al tempio” “ Dixi custodiam vias meas ut non delinquam in lingua mea” una tra le più ricche miniature contenute nel Manoscritto riccardiano n. 323 conservato nella Biblioteca Riccardiana di Firenze ed edito in facsimile da Vallecchi con il nome Libro dei Salmi di Federico II” .

Alle spalle del sacerdote compare la profetessa Anna e dietro la Vergine Maria Giuseppe ha con sé le tortore rituali per il sacrificio, l’umile offerta delle persone più povere secondo quanto prescritto dalla legge e dalla consuetudine ebraica. Gesù che con il Vangelo da il nuovo annuncio, non si sottrae all’antica legge, questo il significato dell’episodio narrato.

L’architettura bizantina della cupola e le esili colonne che la sorreggono alludono al tempio di Gerusalemme quale ideale teatro della scena. Il colore intenso ultramarino invade il riquadro in cui è compresa la vignetta e si erge protagonista anche in virtù della potenza del suo colore simbolo per eccellenza della spiritualità, oltre ad essere una vera e propria quinta scenografica.

L’immagine infatti è perfettamente divisa in due dall’altare che divide i due gruppi dei personaggi. Da una parte quello dei genitori colti nella loro fissità, dall’altra quello più movimentato dei sacerdoti. Al movimento del Bambino che sembra ritrarsi verso la madre fa da contrappunto quello di Simeone ammantato da vesti che sembrano ondeggiare al vento e dalle estremità che fuoriescono dalla delimitazione del riquadro.

E’ una delle miniature che narrano le vicende della vita di Cristo, dall’Annunciazione alla Resurrezione, senza alcun nesso con il testo e la presenza predominante della Madonna convaliderebbe la destinazione femminile del Libro dei Salmi che sarebbe infatti stato realizzato per Isabella d’Inghilterra, terza moglie di Federico II. Manca infatti la scena della Crocifissione, fulcro della liturgia mentre viene dato risalto agli episodi che la precedono, grande risalto poi è dato alla città di Gerusalemme e al Santo Sepolcro.

Secondo il Buchthal, il massimo studioso di questo manoscritto, la mano che avrebbe miniato le vignette sarebbe la stessa dell’autore della maestosa piena pagina dedicata al “Beatus vir” ,  pur con un assetto più convenzionale e una qualità minore.

Come nota Giovanna Lazzi già direttrice della Biblioteca Riccardiana e autrice del saggio scientifico all’interno del commentario che completa l’edizione VallecchiLa carta di apertura appare infatti il compendio di tutto l’apparato illustrativo, dove si concentra l’attenzione del miniatore ma anche del lettore. Le vignette seguono lo svolgersi immaginario di un percorso, ponendosi idealmente nella stessa posizione gerarchica delle storiette laterali nella tavole dedicate ai santi e dominate dalla centralità e dalle dimensioni delle loro figure. Lo stile e la realizzazione scenica sono però solo apparentemente più discorsive e narrative rispetto alla serrata compagine del solenne inizio. In realtà, a un esame attento, anche le storie di minori dimensioni tradiscono dettagli di grande interesse e l’appartenenza a un ambiente assai colto e complesso.”

 

 

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