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La Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze

Promuovere gli studi, le virtù, le scienze, e con quelle la pietà e il bene universale, a beneficio universale della città e specialmente ai poveri, chierici sacerdoti e secolari che non hanno modo di comprar libri e di poter studiare” con queste indicazioni  testamentarie Antonio Magliabechi erudito e bibliofilo italiano, alla sua morte avvenuta il 4 luglio del 1714 lascerà la sua raccolta libraria alla città di Firenze, circa 30.000 volumi, tra testi scientifici, greci e latini, trattati di medicina, testi a stampa e manoscritti, che rappresentano il nucleo originario dell’attuale Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, alle origini Magliabechiana e già aperta al pubblico nel 1747 all’interno del complesso degli Uffizi.

Bibliotecario della Biblioteca Palatina, per volere del granduca Cosimo I, Antonio Magliabechi fu sospettato di eresia dal tribunale dell’Inquisizione e trascorse gli ultimi anni nel convento domenicano di Santa Maria Novella, dove riposano le sue spoglie. Già dal 1737 il governo ganducale, per incrementare il patrimonio della biblioteca,  aveva stabilito che qui venisse depositata una copia di tutto ciò veniva stampato a Firenze e dal 1734 la norma venne estesa anche a tutto il Granducato. Negli anni successivi la biblioteca si arricchì grazie a lasciti e donazioni, è qui che confluirono le biblioteche degli ordini  religiosi soppressi e nel 1861 la Biblioteca Magliabechiana fu unificata con la Biblioteca Palatina, una raccolta libraria costituita da Ferdinando III di Toscana e proseguita poi da Leopoldo II.

In seguito il nome divenne Biblioteca Nazionale, nel 1885 si aggiunse anche Centrale,  e insieme alla Biblioteca Nazionale di Roma è una delle più importanti biblioteche europee. Su progetto dell’architetto Cesare Bazzani nel 1911 venne iniziata la costruzione di un edificio, uno dei rari esempi di edilizia bibliotecaria, nell’area monumentale della Basilica di Santa Croce, che fu inaugurata nel 1935 e dove ancora oggi ha sede.  Un patrimonio di quasi sei milioni di volumi a stampa, circa 25.000 manoscritti, 3.716 incunaboli, 29.123 edizioni del XVI secolo, dal 1870 la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze riceve una copia di tutto quello che viene stampato in Italia ed è stata la sede pilota per la creazione del Servizio Bibliotecario Nazionale  volto all’automazione dei servizi bibliotecari e alla costruzione di un indice nazionale delle raccolte librarie delle biblioteche italiane.

Grazie alla Sala Manoscritti è possibile consultare ben 28 fondi mentre gli esemplari più studiati e rari sono stati digitalizzati e accessibili a tutti, è il caso del Messale Ottoniano del X secolo, il manoscritto più antico, il Palatino 556, detto “Lancillotto” decorato con più di trecento disegni a penna, i trattati di architettura di Filarete o di Francesco di Giorgio Martini, la parte terza del libro di ingegneria di Mariano di Jacopo e lo Zibaldone di Bonaccorso Ghiberti. Poderoso il Fondo Galileiano con 347 filze manoscritte, una delle documentazioni più importanti nella storia della scienza fra 600 e 700 in cui sono raccolti quasi tutti gli autografi di Galilei.

In Campania Neapolis, in Etruria Florentia, in Gallia cisalpina Mediolanum, in Liguria Genoa

Alla scoperta del blu nella Ptolomei Cosmographia

 

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