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Quel poco del tempo che riusciamo a strappare alle nostre occupazioni abituali non sopportiamo di trascorrerlo nell’ozio; preferiamo invece dedicarlo all’esercizio della lettura, affinché si rafforzi la disposizione dell’animo nell’acquisire il sapere, senza il quale la vita dei mortali non è condotta in modo degno di uomini liberi (…) voltiamo le pagine dei volumi (…) che arricchiscono i nostri armadi, in cui conserviamo le cose più preziose” così scriveva Federico II nella lettera che accompagnava le opere aristoteliche inviate all’Università di Bologna. Il grande imperatore ebbe infatti una particolare attenzione per i libri ai quali pare che riservasse una sorta di venerazione nel considerarli depositari della conoscenza umana.

Ed è in omaggio di questa importante figura storica che è stato realizzato in edizione facsimile il manoscritto n. 323 conservato alla Biblioteca Riccardiana di Firenze commissionato da Federico II per la seconda moglie Isabella di Inghilterra tra il 1235 e il 1237  e che costituisce una delle più raffinate espressioni della tradizione stilistica bizantina reinterpretata secondo il gusto occidentale che conferisce nuova vita a l’oro dei fondi e ai colori smaltati delle immagini.

Nel corredo iconografico spicca la grande miniatura a piena pagina, la carta 14 v “Beatus vir” che all’interno del Libro dei Salmi di Federico II illustra le scene dell’Annunciazione, della Natività e dell’Annuncio ai pastori che rappresenta il compendio di tutto l’apparato illustrativo dove si concentra l’attenzione del miniatore ma anche del lettore stesso.

Vediamo gli aspetti che caratterizzano questa meravigliosa pagina. Il corpo della lettera B è sagomato sulle spire di un elegante drago bicefalo e nell’ansa in cui si incontrano le mostruose creature troviamo il re David, motore della narrazione, seduto su un trono intagliato che suona il salterio secondo la tradizione e situato tra i due profeti che introducono le scene del Nuovo testamento, Isaia con l’Annunciazione e l’Abacuc ad evocare la Natività.

Il bambino è racchiuso in fasce ma l’aureola crociata mostra la sua eccezionalità, unico ad essere circondato dal nimbo d’oro con la croce rossa, prefigurazione del sacrificio e del miracolo della redenzione, un tema questo  suggerito anche  dalla mangiatoia-altare. Assoluta protagonista della scena nell’intera pagina è la Madonna, regina e serva della volontà di Dio, figura di maggiori dimensioni nei due momenti principali, indossa lo stesso abito, una tunica azzurra con manto violaceo consacrato dalla tradizione bizantina e trasmesso in tutta la produzione artistica, dai mosaici alla miniatura. Nella rappresentazione dell’Annunciazione è seduta in trono come una regina, secondo la tradizione bizantina, il messaggero entra impetuoso instaurando  un rapporto dialettico, mentre l’annuncio ai pastori in fondo è relegato in un piccolo spazio e la figura del comprimario Giuseppe viene raffigurato come un anziano, avvolto in un mantello, seduto che tiene il mento nelle mani in atteggiamento di meditazione.

La grande lettera che riempie la pagina è quasi un’icona , una pala d’altare che si offre per essere adorata, la presenza femminile della Madonna assume una valenza altissima non solo come protagonista e ruolo centrale di asse portante della scena che sta a sottolineare la sua funzione di intermediaria tra il mondo umano e quello divino. Le lettere crisografate sul fondo assoluto e metafisico del lapislazzulo segnano l’inizio dei Salmi di David e sottolineano la divina maestà con la bellezza del carattere e la potenza dei colori. Il salterio è espressione delle due tendenze, orientale e occidentale, l’assetto della pagina scandito dalle spire del drago potrebbe essere stato tranquillamente ricopiato da un manoscritto latino della Sicilia normanna, mentre l’iconografia è di derivazione bizantina. Un eclettismo e la capacità di miscelare esperienze diverse fondendole insieme in armonia nella decorazione della miniatura  è il grande risultato  di questo pregevole manoscritto.

 

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