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La Leggenda di Santa Margherita nel Ms.1853 della Biblioteca Civica di Verona

La Leggenda di Santa Margherita è stato un tema molto popolare in tutto il Medioevo e ancora prima, la storia della santa ha costituito uno dei soggetti prediletti dell’arte cristiana sia in Oriente, ricordiamo gli affreschi del X secolo nelle chiese Goreme in Cappadocia che in occidente come il ciclo di affreschi conservato nella Chiesa di S. Margherita a Torre de’ Busi risalenti alla prima decade del XV secolo. La storia della pastorella di Antiochia di cui si invaghisce il prefetto Olibrio e al cui rifiuto il potere risponderà con la tortura e infine con la morte troverà spazio anche in numerosi manoscritti, libri devozionali dedicati a giovani donne di alto rango secondo le indicazioni dell’istruzione dell’epoca.
Spesso accanto alla storia di Santa Margherita venivano aggiunte altre storie e preghiere che avrebbero accompagnato la sua destinataria nell’edificazione dell’anima.

E’ questo il caso del manoscritto n. 1853 conservato presso la Biblioteca Civica di Verona, codice miniato su pergamena risalente alla seconda metà del XIII secolo che misura 240 170 mm ed è composto da 42 carte che contengono la Preghiera alla Vergine, una delle più antiche laudi in volgare veronese, a cui fa seguito la Leggenda di San Giorgio ( cc.3r.-26 r.) e di santa Margherita d’Antiochia ( cc. 27r-37v) e infine si conclude con due miniature a tutta pagina che riproducono Cristo in maestà con i quattro evangelisti e San Cristoforo.
Le due leggende sono scritte in gotica rotunda, mentre le prime due pagine che ospitano la Preghiera sono in gotica semicorsiva, tutto il manoscritto è interamente illustrato e le immagini seguono il testo, una caratteristica dei manoscritti medievali la cui leggibilità doveva essere immediata. Questo pregevole manoscritto oggi rivive e si offre al pubblico grazie a un’edizione in facsimile, arricchita da un commentario scientifico e in tiratura di 600 esemplari numerati che abbiamo l’orgoglio di presentarvi.

 Il codice venne acquistato dalla Biblioteca Civica per 200 lire dell’epoca e una nota di possesso denuncia la provenienza dal monastero di Santa Maria Maddalena al quale era stato assoggettato già dal 1350 quello di osservanza francescana di Santa Maria delle Vergini che, fra il Due e Trecento accoglieva molte giovani dell’aristocrazia veronese, compresa una fanciulla della famiglia Della Scala dominante in città a cui era toccata in sorte la vita monastica, questo ha fatto supporre agli studiosi che il codice, viatico per una vita di intensa spiritualità, abbia accompagnato nel convento delle clarisse una giovane nobile veronese.

 Il manoscritto si rivela come uno straordinario racconto per immagini, di cui vi mostriamo le carte 34 e 35, con un ciclo complessivo di 78 miniature, la peculiarità come già anticipato è il costante rapporto tra testo ed immagine che oltre a confermare una delle tipicità delle miniature medievali in funzione di una immediata comprensione del testo , l’apparato miniatorio del codice si eleva per ampiezza e per i nessi stilistico con gli affreschi veronesi dello stesso periodo e per la influenza della pittura bolognese.
In particolare nelle carte in evidenza sono rappresentate le scene che fanno riferimento alla parte finale della leggenda in cui Margherita prima della decapitazione viene condotta davanti ad Olibrio, la scena della Tortura con le torce accese e quella della Tortura con l’immersione nella tinozza di acqua gelida. Immagini che si offrono ai nostri occhi con la stessa vivacità del manoscritto originale, ancora oggi ben conservato e affidato alle amorevoli cure della Biblioteca Civica di Verona.

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