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L’Annunciazione tema prediletto dall’Angelicus Pictor

Grande pittore del Rinascimento e forse meno noto nella sua realtà di uomo religioso , oggi riconosciuto ufficialmente dalla Chiesa quale patrono degli artisti, frà Giovanni da Fiesole, fu denominato “Angelico” per primo da Domenico da Corella che nel suo “Theotocon” lo chiamò Angelicus Pictor, termine che rimase stabile e che troviamo anche nelle Vite di Giorgio Vasari. Ma non è tutto, il teologo domenicano, con il quale l’Angelico aveva condiviso la vita nel Museo di San Marco a Firenze nella sua opera ha parole di elogio per le Annunciazioni, un tema pittorico del quale Fra Angelico dipinse varie versioni nel corso della sua prolifica attività, sia di piccolo formato, sia pale d’altare che di affreschi e che spesso furono modelli fondanti di repliche realizzate a Firenze da allievi e seguaci del pittore come Zanobi Strozzi.

Anche nella miniatura, campo in cui Il Beato Angelico eccelse si cimentò in questo tema e questo riprodotto è il particolare della lettera R con l’Annunciazione della Vergine della carta 33V del Messale 558 realizzato nella prima metà del XV secolo per il Convento di San Domenico a Fiesole dove all’epoca frà Giovanni si trovava e oggi conservato al Museo di San Marco a Firenze e riprodotto in edizione facsimilare da Vallecchi.

Sarà in seguito Cristoforo Landino, nel 1481 che lo chiamò “angelico et vezoso et divoto et ornato molto con grandissima facilità a dare una spiegazione più ampia sull’arte e la personalità del frate domenicano. L’umanista aveva colto i due aspetti complementari dell’arte dell’Angelico, la spiritualità e l’eleganza formale. “ Veniva dunque messo a fuoco – scrive Magnolia Scudieri curatrice dell’opera in facsimile – l’obiettivo religioso che presiede alle sue rappresentazioni della realtà e della bellezza naturale quale riflesso della bellezza del regno ultraterreno, la ragione che è all’origine del bello ideale che egli ricerca in ogni figurazione, quale riflesso dell’infinita bontà di Dio”.

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