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L’esaltazione della virilità nella scultura rinascimentale di Donatello spunto per il David di Michelangelo

Et ebbono l’opere sue tanta grazia, disegno e bontà, ch’oltre furono tenute più simili all’eccellenti opere degli antichi Greci e Romani, che quelle di qualunche altro fusse già mai; onde a gran ragione se gli dà del primo che mettesse in buono uso l’invenzione delle storie ne’ bassi rilievi” . Il Vasari nelle sue Storie ci descrive così Donato di Niccolò di Betto Bardi  scultore fiorentino, ( 1386-1466),  chiamato dai suoi Donatello, che ebbe il grande merito di riportare la scultura allo splendore dell’età classica e che, nel corso della lunga vita, realizzò numerose opere che ne attestano la grandezza.

Tra queste senza dubbio le statue in marmo dei profeti realizzate per la facciata del Campanile di Giotto, in particolare per le nicchie del terzo ordine, tra cui spicca quella di Geremia per il cui modello, secondo il Vasari, Donatello avrebbe utilizzato l’amico Francesco Soderini. Il gruppo di quattro statue di cui il Geremia fa parte, insieme ad Abacuc, Abdia e un profeta, forse un San Giovanni Battista di Nanni di Bartolo, eseguite tra il 1420 e il 1430 per la facciata nord furono spostate nel 1464 nella facciata principale a ovest. La statua del profeta Geremia  è un capolavoro di penetrazione psicologica, la testa piegata a sinistra e la piega della bocca con il labbro girato in giù, sopracciglia corrucciate e muscoli del collo in tensione, mentre un panneggio mosso e vibrante del mantello che copre il corpo e lascia intravedere il movimento in vanti della gamba sinistra.

Opera rinascimentale ed esaltazione della statua virile, come nota Timothy Verdon direttore del Nuovo Museo dell’Opera del Duomo dove la statua è conservata nel nuovo allestimento che la colloca in uno scenario suggestivo al centro della Galleria del Campanile in cima allo scalone nuovo, “ …la gravitas della posa, la veste togata  e il volto mutuato dalla ritrattistica romana trasformano profeti in “oratori”, equiparando l’interiore fortitudo con il coraggio stoico; nel primo Cinquecento il Geremia donatelliano servirà a Michelangelo come idea di partenza per il Davide. Il tuttotondo inoltre porta queste opere a sviluppare davanti e dietro un movimento corporeo integrato e unitario”.

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