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La Firenze rinascimentale tra Bellezza, Capitalismo e Carità e il welfare più avanzato d’Europa

All’interno dell’ultimo numero de I Luoghi dell’Infinito un testo di  Antonio Paolucci, già Ministro per i beni e le attività culturali e Soprintendente al Polo museale fiorentino, oggi alla direzione dei Musei Vaticani traccia un profilo della Firenze rinascimentale in cui  se da una parte l’arte aveva la funzione suprema di celebrare la ricchezza e il successo economico della città, dall’altra qui era presente il  welfare più avanzato d’Europa. Città laica e città moderna è Firenze, con la netta separazione, da una parte il centro religioso con Santa Maria del Fiore e il Battistero, dall’altra il potere politico a Palazzo Vecchio, lungo l’asse viario di collegamento la chiesa fortificata di Orsanmichele, luogo di rappresentanza delle Arti e delle Corporazioni.

E’ da qui che scaturiva il flusso di danaro che avrebbe poi alimentato la produzione dei ricchi tesori d’arte che avrebbero abbellito chiese e palazzi nel territorio. Si perché i rappresentanti delle varie Arti, maggiori e minori chiameranno i più grandi artisti del tempo per le statue dei santi protettori ad occupare  le nicchie della facciata. Come quelle in bronzo di  Lorenzo Ghiberti per il Santo Stefano protettore dell’Arte della Lana o il San Giovanni Battista protettore dell’Arte di Calimala. Per non parlare della Cupola del Brunellschi di cui Leon Battista Alberti scriverà ” Magnifica e gonfiante, erta sopra e’ cieli, ampla da coprire chon sua ombra tutti e popoli toscani” e che oltre ad essere un capolavoro di bellezza e di scienza delle costruzioni era come scrive  Paolucci “ un omaggio alla Madonna ma anche una suprema affermazione dell’orgoglio civico” in particolare per tutti quei mercanti che ne avevano finanziato la costruzione, in primis quelli appartenenti all’Arte della Lana  e che ne avevano un motivo di grande vanto soprattutto con i colleghi europei. Città laica Firenze che pone la grande statua del David proprio in piazza della Signoria, nel cuore della città cristiana.

Ma quale spazio aveva la religione in una simile città? Si chiede lo storico dell’arte, “ i veri spazi aperti alle religione erano quelli della Carità e della Profezia. La Carità prima di tutto. Nella Firenze del Medioevo e del Rinascimento era difficile morire di fame. Il welfare funzionava meglio che in altre città d’Europa….L’altro spazio aperto alla religione era la Profezia. La città caritatevole e misericordiosa di sant’Antonino da una parte, la città di Savonarola dall’altra. E come il rogo del frate domenicano abbia bruciato, e quanto a lungo, nella coscienza cristiana di questa città, lo sa bene chiunque si sia occupato della storia anche moderna e modernissima della Chiesa che è in Firenze”.

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