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Viaggio alle origini del facsimile tra bellezza e fedeltà

Libro dei Salmi di Federico II, ed Facsimile Ms.323 Biblioteca Riccardiana

Come abbiamo più volte sottolineato la realizzazione di un facsimile, operazione senza dubbio alquanto complessa per una molteplicità di fattori e nella quale la nostra azienda, Vallecchi,  si è più volte impegnata, ha come risultato immediato la possibilità di offrire a un pubblico più vasto, di quello che generalmente è ammesso al loro studio, la possibilità di apprezzare tutto il valore e la bellezza di questi tesori preziosi; mentre al contempo musei e biblioteche sono in grado di assolvere al meglio le proprie funzioni istituzionali, conservative, didattiche e di studio legate ai manoscritti che vengono scelti per la fedele riproduzione.

Anzi, nella maggior parte dei casi, la realizzazione del facsimile diventa l’occasione per uno studio scientifico ed approfondito destinato a trovare spazio tra le pagine dei commentari che vengono realizzati insieme alla riproduzione del manoscritto dove si concentrano i saggi degli studiosi che lo hanno affrontato da diversi ambiti di indagine, dallo storico al codicologico all’analisi delle miniature e della scrittura.

Dal punto di vista storico, il fenomeno della riproduzione di un manoscritto non è un fatto recente legato alle moderne tecniche di riproduzione a stampa, ma avrebbe origini remote che risalgono indietro al tempo del Rinascimento. Come le riproduzioni del Notitia Dignitatum, un codice tardo- romano, ormai perduto, in cui sono presentate le massime cariche militari e amministrative dell’Impero Romano come le riproduzioni di alcuni modelli tipologici da manoscritti miniati a opere a stampa come i Libri d’Ore francesi, i Blockbuncher, i libri devozionali tedeschi e olandesi o come la riproduzione della celebre Tabula Peutingeriana, copia duecentesca, di una perduta carta militare romana data alle stampe nel 1591 ad Anversa da Johannes Moretum.

Per tutto il Sette e Ottocento i tentativi di riprodurre i manoscritti si moltiplicano in maniera sempre più massiccia come le Leges Palatinae di Giacomo III di Maiorca, pubblicate nel 1701, fino a che, alla fine del settecento, l’invenzione della litografia sarà fondamentale per la diffusione delle immagini a più colori e coinciderà con un rilancio della produzione facsimilare che si svilupperà in particolar modo a Parigi e a Londra; progressi ulteriori saranno segnati dalla nascita della fotografia e della fototipia che incentiveranno la produzione di edizioni in facsimile.

Di questo periodo furono le edizioni di Leon Curmer, nella Parigi del Secondo Impero, in grado di creare stupefacenti cloni dei più celebri manoscritti  miniati franco-fiamminghi, contesi dalle teste coronate di tutta Europa e ancora oggi di grande interesse collezionistico. Nella seconda metà dell’Ottocento invece in Inghilterra sarà la più antica associazione di bibliofili del mondo, il Roxburghe Club, fondato nel 1812 per iniziativa del reverendo Thomas Frognall Didbin ad avviare la produzione di facsimili a tiratura limitata con lo scopo di promuovere, attraverso documenti inediti, opere fondamentali della storia e della letteratura inglese dal Medioevo in poi. Fu nel 1876 che venne realizzato il primo facsimile a colori, secondo le più avanzate tecniche a stampa dell’epoca, del primo codice miniato medievale, l’Apocalisse di Oxford,  seguito da altri titoli tra cui il Pontificale di Metz, l’Apocalisse di Cambridge, il Bestiario di Petersborough e le Douce Apocalypse, tutti riprodotti in epoche recenti.

 

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