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19 ottobre 1913 nasceva a Firenze Vasco Pratolini

Il 19 ottobre del 1913 nasceva a Firenze Vasco Pratolini, uno dei massimi narratori del dopoguerra italiano, espressione di una nuova generazione di scrittori ed insieme ad Alfonso Gatto fondatore e animatore  della rivista Campo di Marte.  Lo vogliamo ricordare oggi con un breve estratto da “Diario sentimentale” pubblicato dal suo editore, Vallecchi, un testo in cui vengono raccolti tutti i lavori di carattere autobiografico e memoriale che precedono l’uscita di alcune delle sue opere più note “Il quartiere” e “Cronaca familiare”. Ambienti, persone, affetti di un adolescente fiorentino rivivono in queste pagine che costituiranno il nucleo emotivo e fantastico delle opere che seguiranno e che rimarranno nella storia della letteratura europea.

“ Il campo di gioco occupava metà della piazza dalla parte opposta del monumento al Poeta, al limite delle panchine prospicienti il sagrato della Chiesa. La porta estrema era segnata da uno dei quattro lampioni che inquadrano la cancellata del monumento e da un tombino; l’latra prossima ale panchine, all’incontro veniva delimitata da due strisce sulla ghiaia.

Si cominciò con una palla di cencio da pochi soldi; un giorno Dino ch’era uno dei primi ad arrivare, e uno de più appassionati al gioco, ed anche uno dei più capaci, apparve con una grossa palla fatta di giornali, più ottagonale che sferica, legata stretta con uno spago: durò alcuni giorni, stracciandosi via via. Fu la volta di una palla di gomma multicolore che Rossini aveva trafugata a qualche ragazzo del Giardino Serristori, ma balzava troppo e finì col bucarsi rimanendo infissa nella cancellata del monumento, finché mi riuscì di comprare un pallone numero tre, con camera d’aria e tutto, che solo io so come l’ottenni. Ma il pallone complicò le cose, attirò alcuni giovanotti della tipografia Chiari i quali fino ad allora avevano aspettato la sirena bivaccando sulle panchine, cosicché giocavano loro soltanto, di prepotenza.

Tornammo alla palla di giornali che Dino rinnovava meravigliosamente.

Alle una dopo mezzogiorno si cominciava la partita, dividendoci in due squadre; come altri sopraggiungevano; “tu con loro, lui con noi”, le file s’ingrossavano, e suonate le due, chi in fabbrica chi a bottega chi chissadove, si assottigliavano di nuovo, mentre il punteggio variava sulla decina di goals.

Partite furiose, framezzate da litigi e calci negli stinchi; ragazzi di dodici, di quattordici, di sedici anni, figli di operai e d’impiegati, ma più propriamente di povera gente che viveva di miracoli, venditori ambulanti, farabuloni molto spesso : i figli crescevano da soli, nel Quartiere di Santa Croce, con i padri “ senza arte né parte”, le madri scarmigliate sulle soglie delle case, in una miseria tinta di decoro, nella quale tutti riuscivano a mangiare col vino e il companatico, in quell’appendice di San Frediano, percorsa da strade signorili e da palazzi aviti, ch’era il Quartiere di Santa Croce nella Firenze 1921: anno del Centenario di Dante Alighieri, durante il quale ci facemmo molto onore addobbando ogni vicolo e spelonca in maniera prodigiosa. La nostra storia si inizia quattro anni dopo il celebre avvenimento”.

 

 

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