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Boccioni “Noi porremo lo spettatore nel centro del quadrato”

Pubblicato nel 1914 nelle Edizioni futuriste di “Poesia”, “Pittura scultura futuriste” di Umberto Boccioni rappresenta il documento programmatico più cospicuo dell’avanguardia artistica italiana come ebbe a sottolineare Luigi Baldacci in una nota alla pubblicazione del testo nel 1977 all’interno della Biblioteca Vallecchi proseguendo sulla linea di documentare il rinnovamento del primo Novecento attraverso le voci di Tozzi, Soffici, Papini.

Un libro che come nota Lara Vinca MasiniNasce da un bisogno interiore di chiarimento nei confronti di tutte le dichiarazioni già uscite, a ribadire l’interesse ideologico del movimento, in quanto inteso a provocare un rivolgimento radicale nella cultura e nel costume, nella negazione programmatica di tutto il passato e nella contrapposizione di uno spericolato sperimentalismo ad una ricerca svolta metodicamente. Che sono poi, come osservava nel ’53, Argan, le condizioni del suo proporsi come avanguardia”.

Pur avendo una sua unità espositiva, il testo si articola in diciassette capitoli che si possono dividere in tre parti, nella prima, fino al 5° capitolo, viene presentata una analisi della situazione socio-culturale italiana accusata di passatismo e provincialismo e in stato di abbrutimento, nella seconda, dal sesto all’ottavo capitolo, Boccioni tenta una giustificazione storica della sperimentazione futurista, nell’ultima parte invece si analizzano le caratteristiche tecnico-formali e i riferimenti teorici del futurismo.

Particolarmente interessante per capire la rivoluzione futurista in campo pittorico è il capitolo 15 che porta il titolo :“Noi porremo lo spettatore nel centro del quadrato”.

Per noi il quadroscrive Boccioninon è più una scena esteriore, un palcoscenico sul quale si svolge il fatto. Il quadro per noi è una costruzione architettonica irradiante, di cui l’artista, e non l’oggetto, forma il nocciolo centrale. E’ un ambiente architettonico emotivo che crea la sensazione e avvolge lo spettatore. Il quadro futurista è un vastissimo minimo che sostituisce nella sua profondità l’antico concetto di superficie. Rappresenta la distruzione del monumentale nel senso della piramide, del partenone e del colosseo, per dare nel minimo l’immensamente complesso. E’ la qualità che si sostituisce alla quantità. Quindi le leggi di composizione, di chiaroscuro, di disegno e di colore, sono capovolte, come ho dimostrato parlando del complementarismo”.

Ribaltando la visione Cézaniana, Boccioni arriva ad affermare che “ Noi viviamo l’oggetto nel moto delle sue forze e non lo descriviamo nelle sue apparenze accidentali. Queste apparenze accidentali attraverso lo stile dell’impressione divengono, l’ho già detto a proposito dell’impressionismo, un’accidentalità definita nella forma che è la sua legge di successione. Noi dunque diciamo l’opposto di Cézanne: I bordi dell’oggetto fuggono verso una periferia ( ambiente) di cui noi siamo il centro. Diversamente, si ucciderebbe il dinamismo, arrestando nella linea realista di costruzione freddamente tradizionale, letteraria e oggettiva, la linea lirica del corpo che è la sua linea-forza, il suo moto assoluto.

 

 

 

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