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“Da Ribeira a Luca Giordano” i caravaggeschi studiati da Roberto Longhi in mostra a Palermo

Nel 1911 Roberto Longhi si laureò con una tesi su Caravaggio, una scelta pionieristica per l’epoca in quanto l’artista era tra i meno conosciuti dell’arte italiana, ma Longhi seppe riconoscerne la portata rivoluzionaria al punto da considerarlo “il primo pittore dell’età moderna” e a dedicargli una vita di studi, a lui e ai suoi seguaci definiti appunto “caravaggeschi”. Una mostra inaugurata in questi giorni a Villa Zito a Palermo dal titolo “ Da Ribera a Luca Giordano” Caravaggeschi e altri pittori a cura di Maria Cristina Bandera direttrice scientifica della Fondazione Longhi indaga l’opera degli artisti che hanno operato nell’Italia centromeridionale nel Seicento attraverso opere che provengono dalla Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi che custodisce il lascito del grande storico dell’arte italiana e della Fondazione Sicilia.

Nella dimora fiorentina, Villa Il Tasso, oggi sede della Fondazione che porta il suo nome, Longhi raccolse un grande numero di opere che furono oggetto di studio. Tra queste il nucleo più importante è quello dei caravaggeschi, oltre al dipinto di Caravaggio acquistato nel 1928 “Ragazzo morso da un ramarro”, esposto a Milano per la mostra “Dentro Caravaggio” e da cui fu tratto un disegno a carboncino che compare nella sezione introduttiva della mostra.

La mostra si apre con la “Negazione di Pietro” di Valentin de Boulogne, un eccezionale esempio del caravaggismo messo in opera da Bartolomeo Manfredi, l’ambientazione della scena è un preciso riferimento alla Vocazione di San Matteo di Caravaggio, nella chiesa di San Luigi dei Francesi. Tra i grandi capolavori del primo caravaggismo spicca una serie di cinque tele raffiguranti gli Apostoli del giovane Jusepe de Ribera e la Deposizione di Cristo di Battistello Caracciolo.

Il profondo radicamento dell’esempio del Caravaggio nell’arte napoletana è attestato dal David di Andrea Vaccaro e dal drammatico San Girolamo del Maestro dell’Emmaus di Pau. Nelle opere di Matthias Stom, a lungo attivo in Sicilia, si vede materializzarsi una perfetta sintesi tra la cultura nordica di partenza e la pittura italiana. Il percorso prosegue con due capolavori di Mattia Preti, l’artista che più di ogni altro pittore contribuì al mantenere fino alla fine del Seicento la vitalità della tradizione caravaggesca, qui nella foto possiamo ammirare il bellissimo dipinto raffigurante “Susanna e i vecchioni”.

La mostra comprende inoltre  due capolavori di Natura morta, particolarmente variegata e ricca nella pittura napoletana, per la prima volta esposti al pubblico, la scenografica Natura morta di pesci di Giovan Battista Recco e la più quotidiana Natura morta di Tommaso Realfonso , firmata e datata 1737 dall’artista . Infine vengono presentati i capolavori della pittura di figura del Settecento appartenenti a due differenti correnti stilistiche, quella di pittura di respiro aulico, come Lucrezia e Cleopatra di Francesco Solimena e San Gaetano intercede per la cessazione della peste di Alessio D’Elia, e quella naturalistica esemplificata dall’irriverente Fantesca di Gaspare Traversi.

Nel percorso espositivo sono infine presentate  quattro opere di alto valore artistico appartenenti alla Fondazione Sicilia. Si tratta di due grandi tele di Luca Giordano, artista che traghetta l’arte napoletana dal naturalismo di Ribera verso la pittura più chiara e leggera del Settecento, rappresentato da una drammatica Giuditta e da un monumentale quadro mitologico con Nettuno e Anfitrite. Altre due opere della Fondazione palermitana sono Cristo e la samaritana di Mattia Preti e Salomone e la regina di Saba di Francesco Solimena che si accostano alle tele degli stessi artisti presenti nella collezione Longhi.

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