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Caravaggio, una Medusa “d’autore” per Ferdinando I

Nel 1598 Ferdinando I Granduca di Toscana stava allestendo le sale di Palazzo Vecchio ed intendeva sistemare anche la sua ricca collezione di armi. Fu allora che il Cardinale Francesco Maria Bourbon del Monte gli fece dono di uno scudo decorato da Caravaggio e che raffigurava la testa di una Medusa e che lui stesso consegnò il 25 luglio di quell’anno.

Il dipinto a olio montato su uno scudo di legno di pioppo delle dimensioni di 60X55 cm. divenne così di proprietà dei Medici e da quella data, fino ad oggi, è conservato nella Galleria degli Uffizi, dove il nuovo allestimento delle sale con le opere di Caravaggio e del Seicento inaugurato proprio in questi giorni, lo vede esposto in una bellissima  teca di cristallo e perfettamente  visibile a 360°.

La Medusa era un tema caro ai Medici e la testa della Medusa aveva un valore simbolico in quanto allegoria della prudenza e della sapienza, un tema che si ritrova in molti trattati della pittura dell’epoca. Nel Dialogo dei Colori di Ludovico Dolce del 1565 è scritto che la Medusa raffigura la prudenza acquisita per mezzo della sapienza, ricordiamo poi la celebre statua del Perseo di Benvenuto Cellini nella Loggia dei Lanzi che tiene in mano la testa della Medusa.

Lo scudo di Caravaggio venne sistemato in una sala della Galleria del Granduca su un manichino a cavallo vestito alla persiana insieme ad altre armi da torneo e quando nel ‘700 l’Armeria sarà dismessa, lo scudo rimarrà con la sua opera eterna a testimonianza  del genio artistico di Caravaggio.

Medusa era un mostro con la testa ricoperta da serpi con il potere di pietrificare con lo sguardo chiunque la guardasse. Perseo uccise Medusa, tagliando la testa e per evitare lo sguardo osservò l’immagine riflessa sullo scudo di bronzo, per poi donare la testa recisa a Minerva.

Caravaggio dipinge la testa di Medusa che è stata appena tagliata, con la bocca spalancata e il sangue che sgorga, la luce dall’alto proietta l’ombra della testa sul fondo verde dello scudo  e l’artista riesce ad annullare gli effetti della convessità dello scudo da parata.

L’opera, dopo l’attentato della strage mafiosa del 1993 di Via dei Georgofili fu restaurata e questo ha permesso di approfondirne il valore e di verificare che per la sua realizzazione Caravaggio utilizzò una rotella dell’epoca.

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