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Michelangelo and the Ideal Body da domani al NMWA di Tokyo a cura di Ludovica Sebregondi

Il National Museum of Western art di Tokyo è l’unico museo dedicato all’arte occidente in oriente e insieme alla televisione giapponese la NHK Promotion, il quotidiano Yomiuri Shimbun e Mondo Mostre apre domani al pubblico la mostra “Michelangelo and the Ideal Body” ideata e curata dalla storica dell’arte Ludovica Sebregondi, curatrice della Fondazione Palazzo Strozzi e dall’archeologo Takashi Iizuka, una mostra evento, che resterà aperta al pubblico fino al 24 settembre, che indaga il rapporto tra Michelangelo e la rappresentazione del corpo maschile, in vista anche delle Olimpiadi del 2020 che si svolgeranno a Tokyo.

Michelangelo che si avvicina alle opere dell’antichità grazie allo studio delle raccolte medicee conservate nel Giardino di San Marco, a cui attinge per la creazione delle sue opere, ricerca un ideale estetico ed etico in cui si racchiude il pensiero greco della kalokagathia, ideale di perfezione fisica e morale dell’uomo, in mostra si trovano infatti i capolavori dell’artista che dialogano sia con le opere del mondo classico, seguendo le fondamentali regole del canone di Policleto, sia con quelle dell’Età ellenistica in cui si sottolineano le espressioni e i sentimenti dell’uomo reale.

A Michelangelo si giunge dopo un percorso di oltre settanta opere che, nella prima sezione della mostra, illustrano le raffigurazioni delle varie età dell’uomo attraverso opere fondamentali eseguite nelle diverse tecniche e nelle diverse tipologie. Troviamo infatti opere di pittura, affreschi e tavole, sculture, disegni, incisioni, maioliche, vasi greci e piatti rinascimentali. Le diverse età dell’uomo vengono indagate attraverso la “Bellezza infantile ed efebica”, “La perfezione del volto”, “Atleti e guerrieri”, “Dei ed eroi”, seguendo l’evoluzione dei principi di bellezza maschile in dialogo stretto e continuo fra Antico e Rinascimento.

La seconda sezione è dedicata a “Michelangelo: ideali di bellezza maschile” con l’esposizione di due capolavori appartenuti al Duca Cosimo de’ Medici. Si tratta del San Giovannino proveniente dalla Capilla del Salvador di Ubeda, in Andalusia, proprietà della Casa Ducal de Medinaceli, opera di Michelangelo ventenne, inviata nel 1537 da Cosimo de’ Medici a Francisco de los Cobos, segretario di Carlo V, con l’obiettivo di ricevere in cambio appoggi politici; l’opera danneggiata negli anni Trenta del Novecento è stata restaurata di recente dall’Opificio delle Pietre Dure. L’altra scultura è l’Apollo-David del Bargello, del 1930 circa, già documentata nella camera del duca in un inventario del 1553 e descritta dal Vasari come un Apollo che sta togliendo una freccia dalla faretra.

In mostra accanto alla scultura michelangiolesca si trovano figure di Apollo, dio della giovinezza e divinità tutrice anche nei ginnasi e nelle palestre, esposte anche immagini del David, il personaggio dell’Antico Testamento più rappresentato nella Firenze rinascimentale, simbolo della vittoria del giusto protetto dal Signore, mentre la sezione prosegue con una grandiosa copia del Laocconte e i suoi figli avvinti dai serpenti, opera di riferimento per gli artisti rinascimentali e in particolare per Michelangelo.

In mostra viene esposta una grandiosa versione del 1584, opera di Vincenzo de’ Rossi ( Fiesole 1525-Firenze 1587) alta quasi due metri, ma è noto lo stupore di Michelangelo che il 14 gennaio del 1506 quando si trovava a Roma, corse ad ammirare la copia romana di un originale in bronzo di età ellenistica, appena ritrovata e che affiorava da terra. Il grande gruppo scultoreo oggi è conservato ai Musei Vaticani.

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