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La “decorazione lineare” di Sandro Filipepi detto Botticelli

” Nonostante che da circa un secolo, Sandro Botticelli sia considerato fra i massimi artisti della Rinascenza fiorentina; e che in questo tempo, da critici d’ogni paese, perfino del remoto Giappone, su di lui sia stato scritto tanto, e con tanto entusiasmo: nelle ragioni della sua fama sempre rimane qualche cosa d’incerto e di contraddittorio. E già nei nostri vecchi autori, quali il Vasari e il Lanzi, troppo acuti per non accorgersi della sua arte, è facile sentire, sotto alle frasi ammirative, una certa vacuità e imprecisione.

Sandro ragazzo era stato cagionevole di salute, irrequieto, inetto agli studi letterari; finchè trovò la strada della pittura, e fece il suo noviziato nella bottega di fra Filippo Lippi. Protetto dai Medici, dai Vespucci ed altre famiglie poco meno influenti, celibe, vissuto sempre vicino ai suoi ( fuorchè nel 1481-82 quando fu a Roma e dipinse la Sistina) : di propria mano e con la collaborazione di scolari e aiuti, dette una produzione numerosissima; come pochi altri fra i più fecondi maestri di tutto il Quattrocento.

…Ci troviamo, col Botticelli, nel pieno di quella corrente disegnativa e linearistica che si parte da Donatello, e che rappresenta una delle due grandi direzioni in cui si svolse il Quattrocento fiorentino. Con la sua duttilità, prensilità e velocità, la linea deduce la massa in volume e movimento; ma non incrudisce nè s’aggrava mai, come ad esempio nel Pollaiolo, in espressioni naturalistiche. Se ne crea una forma di arte, in tutto particolare, che, sempre secondo Berenson, ha con la rappresentazione figurativa l’identico rapporto che la musica ha col linguaggio; e a questa forma d’arte, il Berenson dette il nome di “decorazione lineare. “

( Emilio Cecchi – Sandro Botticelli –  Serie arte Garzanti)

 

 

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