- Formato: cm 35 x 50.
- Un’edizione pregiata in tiratura limitata a 1999 esemplari numerati, realizzata dai maestri stampatori Galli e Thierry di Milano su carta speciale “Cellini”.
- Le tavole sono stampate in litografia con procedimenti “d’Après” su carta pergamena.
- Legatura a mano in pelle intera con scritte in oro zecchino.
- Iconografia: 120 illustrazioni.
Tra il 1480 e il 1495 Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici, cugino di Lorenzo il Magnifico commissionò un manoscritto della Divina Commedia dando l’incarico al copista Niccolò Mangona, per la scrittura del testo, mentre Sandro Botticelli avrebbe realizzato le illustrazioni, una per ogni Canto, oltre alla prima, con l’immagine della Voragine infernale. Per lui, l’artista aveva già realizzato dei dipinti passati alla storia come l’Allegoria della Primavera e Pallade che doma il centauro, tra i capolavori esposti alla Galleria degli Uffizi.
I disegni di Sandro Botticelli oggi sono conservati in due musei, 85 pergamene si trovano nel nuovo Kupferstichkabinett, che ha riunito le raccolte dei due musei statali di Berlino, mentre 7 pergamene con 8 tavole sono custodite nella Biblioteca Apostolica Vaticana. Per arrivare a 100 mancherebbero 8 disegni dell’Inferno, considerati perduti, e le tavole per due cantiche del Paradiso, forse mai realizzate.
Tra quelle giunte sino a noi la celebre Voragine infernale o Pianta dell’Inferno e Inferno Canto I, disegnate sul recto e sul verso di una stessa pergamena e il grande Satana che occupa un foglio doppio. La pergamena del Canto X dell’Inferno presenta un principio di colorazione nelle vesti dei personaggi, mentre le pergamene dei Canti XXXI e XXXIII del Paradiso sono rimaste prive di illustrazioni. Realizzata in pergamena di pecora, con i fogli che misurano 32,5 cm. di altezza e 47.5 di larghezza, il manoscritto presenta le illustrazioni nel lato interno e liscio della pelle, mentre il testo scritto era sul lato esterno e poroso, il cosiddetto fiore.
In questa che, nella produzione di disegni di Sandro Botticelli, è un’opera indipendente, non legata a dipinti o preparatoria di altre opere, l’artista fece ampio uso di tecniche diverse come lo stilo d’argento con il piombo per le linee basilari della composizione mentre i contorni furono ripassati a penna e inchiostro ocra, oro o nero. L’unico disegno che può dirsi completato interamente è la Voragine Infernale che apre la serie, la suggestiva rappresentazione dell’Inferno dantesco, un grande imbuto, con qualche elemento architettonico e figure in miniatura, in sintesi una summa delle successive scene dell’inferno.
Dal grande imbuto si procede per le varie Cantiche dell’Inferno, colme di personaggi e anche di tocchi di colore, in stretta assonanza ai versi danteschi, per arrivare a una visione più aerea e allegorica del Purgatorio e culminare infine in uno spazio visionario dove troviamo solo le figure di Dante e Beatrice. I due sono rappresentati dentro una serie di cerchi concentrici, la forma che rappresenta meglio la perfezione di Dio, uno spazio essenziale dove i personaggi sono definiti da semplici linee del disegno. E’ questo l’apice del viaggio di Dante nella Divina Commedia nell’interpretazione di Sandro Botticelli alla fine del Quattrocento. L’opera, che è stata riprodotta in edizione facsimile, fu esposta nel 2004 a Firenze a Palazzo Strozzi in occasione della mostra “Botticelli e Filippino. L’inquietudine e la grazia nella pittura fiorentina del ‘400” dove venne preso in esame anche l’aspetto di Botticelli narratore che, oltre che nella Divina Commedia, si cimentò anche nell’illustrazione della Bibbia con le storie di Giuditta.