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Benedicta tu es in mulieribus – I Volti della Vergine

Nelle figure che occupano il libro curato da Ludovica Sebregondi per i tipi della Vallecchi, vedrete la Madonna rappresentata in tutte le sue accezioni teologiche (concepita di Spirito Santo, Madre di Dio, Assunta in Cielo, Regina del Paradiso) e in tutti i tempi e i fatti della sua vita: fanciulla, sposa, Madre senza sorriso, Sola pensando al figlio (uso scientemente alcune delle epigrafi proposte dalla curatrice), Madre dolorosa, lo strazio infinito negli occhi di fronte alla Croce “dum pendebat filius…”, il cuore trafitto da tutte le spade del mondo. È un percorso affascinante attraverso il Dogma e attraverso il Vero. Occorre spiegare meglio. Nella tradizione figurativa dell’Occidente cristiano i due livelli di percezione, quello religioso e quello umano coincidono, si esaltano e si significano l’uno nell’altro. La Vergine è Madre di Dio e Regina del Cielo ed è, allo stesso tempo, semplicemente e totalmente donna.

Valga un esempio fra i tanti possibili. Tutti sappiamo di quante letture estetiche ed interpretazioni iconografiche ed iconologiche è stata fatta oggetto la Madonna del Parto di Piero della Francesca. Dalla “montanina” longhiana che si affaccia sulla porta della carbonaia alla geometria esoterica dei corpi regolari allusiva a significati teologici e cosmologici, molte poetiche suggestioni, molte indagini e molte idee ha prodotto, nella letteratura e nella critica d’arte del Novecento, questo tabernacolo rurale al quale le gestanti della Val Tiberina affidavano, fino a tempi recenti, preghiere e speranze. Proviamo, per una volta, ad affrontare la Madonna del Parto con uno strumento interpretativo molto semplice e tuttavia – lo vedremo – assai efficace. Lo strumento è l’Ave Maria, una preghiera antica come il nostro popolo e, fra tutte, di gran lunga la più conosciuta.

Benedicta tu es in mulieribus et benedictus fructus ventris tui ”. Il cuore dell’Ave Maria sta in queste undici parole nelle quali si esalta il primato della Vergine su tutte le donne (benedica tu es in mulieribus) e si dà ragione di tale primato. La Vergine è benedetta fra le donne perché il suo ventre (“ventre”, si badi bene, e non “seno” come recita la pudica traduzione italiana, effetto probabile della stessa pruderie controriformistica che emarginò, fino a cancellarla, l’iconografia della Madonna gravida) ospita Cristo Salvatore.

Come si fa a mettere in figura il concetto inconcepibile (nel senso che non c’è morte umana che possa concepirlo né lingua che possa esprimerlo) del Verbo Incarcanato?

Come si fa ce lo fa vedere il Beato Angelico. Egli ci riesce utilizzando gli strumenti della semplicità e della “modernità”. Mi riferisco al celebre affresco che si conserva nel Museo di San Marco a Firenze. Il luogo dell’Annuncio è una loggia fiorentina nitida e rigorosamente esatta nelle proporzioni e nell’impianto prospettico. Sembra progettata da Filippo Brunelleschi, l’architetto che negli stessi anni costruiva il loggiato degli Innocenti. Sullo sfondo ci sono un prato verde e un giardino ombroso, delimitato da una staccionata di legno. Verrebbe voglia di entrare in quel giardino segreto che è figura del Paradiso Terrestre. Gli uomini lo avevano perduto a causa del peccato dei progenitori, ma ora, grazie al concepimento di Cristo annunciato dall’Angelo, esso è di nuovo aperto alla speranza dei credenti.  (Antonio Paolucci)

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