Di questo libro assemblato da Padre Sebastiano Resta dedicato al disegno ornato e alla decorazione in Italia dalla fine del Quattrocento al Seicento, si erano perse le tracce. Il celebre Libro d’Arabeschi di cui era nota l’esistenza grazie a numerose citazioni di padre Resta, fu ritrovato circa una ventina di anni fa nei ricchi fondi della Biblioteca Comunale di Palermo e nel 2007 gli fu dedicata anche un’ importante esposizione.
Si tratta di uno dei più antichi volumi assemblati da Sebastiano Resta che lo inviò a Palermo in dono all’ amico Giuseppe Del Voglia, anch’egli oratoriano, collezionista e interessato alle arti decorative, nel 1689. Rilegato in marocchino rosso, il volume è composto da 242 pagine sulle quali sono applicati, come soleva fare il padre oratoriano, 292 disegni e 15 stampe. La sua identificazione infatti è stata resa possibile grazie alla presenza delle note vergate a penna sulle pagine o a margine dei fogli, una caratteristica dei volumi assemblati dal Resta che forniscono informazioni sugli artisti e sulla provenienza dei disegni.
All’interno del volume che documenta lo sviluppo di un genere decorativo, ampiamente trascurato dalla critica e dal collezionismo del suo tempo, Resta evidenzia le applicazioni di questa tipologia disegnativa, dallo studio dei monumenti alle statue antiche, ai progetti per oreficerie alle vedute e ai paesaggi, fino ai disegni per fregi e per grottesche, queste ultime rappresentano il nucleo più corposo del volume.
Vissuto tra la metà del Seicento e i primi del Settecento, Padre Sebastiano Resta ( 1635-1714) nacque a Milano ma dal 1661 si trasferì a Roma dove entrò nella congregazione fondata da San Filippo Neri. E’ nella città eterna che metterà insieme una grande raccolta, più di trenta volumi di disegni, grazie ai rapporti con artisti, mercanti e collezionisti del suo tempo.
Utilizzò il disegno come mezzo per definire e tracciare l’evoluzione della storia dell’arte e ogni volume aveva un titolo particolare come nel caso di quello dedicato alla difesa degli artisti bolognesi contro quelli fiorentini ben promossi da Giorgio Vasari, o quello del Correggio a Roma in cui si anticipa l’ipotesi del viaggio romano del pittore. La maggior parte dei suoi volumi, venduti nel 1711 in Inghilterra furono smembrati e dispersi nelle collezioni di tutto il mondo, oggi ne rimangono solo quattro ancora nella loro integrità, tra cui la celebre Galleria Portatile conservata alla Biblioteca Ambrosiana di Milano.