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La pittura colta di Pang Maokun in mostra a Palazzo Medici Riccardi, in Italia per la prima volta

Indossa un chiodo di pelle nero e fa l’occhiolino la sedicenne Cecilia Gallerani nell’incursione pittorica che Pang Maokun, uno degli artisti più noti dell’arte contemporanea cinese, fa della celebre “Dama con l’ermellino” di Leonardo da Vinci dipinta alla corte dell’amante di lei, Ludovico il Moro e quadro  emblematico nella ritrattistica leonardiana,  scelto per rappresentare al meglio il genio di Maokun che in questi giorni, fino al 28 luglio, è in mostra a Palazzo Medici Riccardi con una personale, la prima in Italia, dal titolo “ Attualità del passato. La pittura colta du Pang Maokun” a cura di Antonio Natali e ideata da Xiuzhong Zhang.

La mostra di Pang Maokun che, oltre ad essere un noto pittore riveste numerosi incarichi di prestigio tra cui quello di Rettore dell’Accademia di Belle Arti di Sichuan, è stata organizzata dalla China National Academy of Painting insieme all’Accademia Cinese della Pittura ad olio e realizzata dalla Zhong Art International con la collaborazione dell’Accademia delle Arti del Disegno e l’Accademia di Belle Arti di Firenze.

Opere inedite per il Maestro cinese, conosciuto in patria dal 1983, anno in cui ritrasse un’anziana donna appartenente all’etnia Yi nell’opera“ Le mele sono mature”, rappresentando una minoranza etnica nell’ambito della pittura rurale. A Firenze sono in mostra una  ventina di tele a olio di grande formato e un’intera sezione dedicata al disegno. Con una grande particolarità che lo rende unico. Pang Maokun, discepolo moderno degli antichi maestri dell’arte occidentale si fa partecipe dell’arte che ha studiato con passione al punto di entrare nella tela, accanto ai personaggi, autoritraendosi e invitando l’osservatore a una nuova lettura del celebre capolavoro.

Ed eccolo fare capolino al centro del “Ritratto dei coniugi Arnolfini di Jan van Eyck, seduto sullo sfondo, è il loro “Testimone di nozze” comodamente seduto su una sedia rinascimentale ma in abiti casual, polo rossa e pantaloni blu, mentre il cagnolino in primo piano ha lo sguardo incorniciato da improbabili occhiali dalla montatura azzurra. Nel celebre dipinto di Caravaggio dedicato a Giuditta che taglia la testa di Oloferne lo troviamo quale novello “ servo” che di lato attende alle operazioni con un drappo in mano e la testa volta a sinistra e ancora altre originalissime incursioni nei capolavori di Leonardo, El Greco, Velàzquez, Durer.

Incendiario consapevole, si autoritrae di fronte mentre tiene in mano l’accendino con il quale ha appena dato fuoco al foglietto che porta firma e data, il 1650 per quello che viene considerato il “capolavoro di tutti i ritratti” nella storia della pittura occidentale, quello di Innocenzo X . Ma non è tutto, “Mezzanotte” è un trittico di grande impatto visivo “invenzione raffinata e nel contempo spregiudicata e ironica – scrive Antonio Natali – invenzione tradotta in una lingua nuova ; che tuttavia ancora affonda le sue radici nello studio appassionato e fremente della pittura europea dei secoli trascorsi”, per arrivare ai i numerosi ritratti di giovani e affascinanti donne cinesi, un tema sviluppato di recente dall’artista e che viene offerto alla visione del pubblico in questa mostra.

Una sezione a parte, sottolineata da una spettacolare scenografia in rosso, per esporre una selezione di disegni che l’artista produce in grande quantità e che accompagnano la realizzazione dei dipinti pur rimanendo indipendenti. Anche qui troviamo delle inaspettate incursioni come in alcuni grandi classici di Michelangelo oppure accostamenti nella parete dei Ritratti Pieghevoli dove l’antico e il moderno si fondono in una sinfonia di grande suggestione artistica in omaggio ai grandi maestri del passato.

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