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La pittura dell’Angelico miniatore nel manoscritto 558 al Museo di San Marco

Il codice 558 del Museo di San Marco noto con il nome di Messale di San Domenico raccoglie i testi dei canti da officiare durante la messa nelle feste dei vari Santi e l’autografia per mano dell’Angelico trova formulazione già alla fine dell’Ottocento con proposte di datazione che collocano la sua realizzazione tra il 1425 e il 1430.

Complessivamente l’illustrazione del codice deve essere letta come un esempio altissimo di espressione artistica che rispecchia il clima in cui è maturata, ovvero il momento di passaggio tra il tardogotico e il Rinascimento. La storia del manoscritto è assai lacunosa, si sa con certezza che sia giunto al Museo di San Marco dalla Biblioteca Nazionale dove era approdato dalla Biblioteca Palatina e proveniente quasi con sicurezza dalla Chiesa di San Domenico a Fiesole.

Il codice contiene trenta iniziali miniate con scene o figure e fregi che si allungano nei margini, tre iniziali miniate solo con una decorazione fogliata e molte iniziali tracciate a inchiostro blu o rosso con sottile decorazione “ a filigrana”. La decorazione miniata è ricca ed elegante senza essere sfarzosa, in alcune carte il fregio si espande e incornicia lo specchio della scrittura su due lati, mentre in altre è la figura ad espandersi.

La tipologia decorativa è quella in auge nella miniatura fiorentina dell’inizio del Quattrocento, lo stile è quello del tardogotico anche se sono evidenti i segni di una trasformazione in atto, che riconducono l’ornamentazione ai parametri di ordine, simmetria e classicità. Particolarmente raffinati sono gli accostamenti nella scelta cromatica dei blu, rosso, verde, grigio-lilla e rosa salmone con l’ornamentazione affidata a lunghe foglie acantiformi e tralci che accolgono animali e medaglioni con figure.

Grande libertà compositiva nella c.67v che rappresenta la “Gloria di San Domenico con otto angeli” che, oltre ad essere la più monumentale e solenne, è quella in cui si evidenzia il respiro pittorico che l’Angelico conferisce alle sue miniature. La figura di San Domenico in mandorla si impone con una sicurezza tridimensionale completamente nuova nelle decorazioni librarie, raggiunta con le pennellate bianche e nere nelle pieghe della tonaca e della cappa del santo sfruttando la trasparenza dello sfondo, quasi fosse l’intonaco di un affresco. I tratti rotondeggianti dei volti, modellati da un morbido chiaroscuro sono tipici delle opere giovanili su tavola del pittore eseguiti nel terzo decennio del Quattrocento. Un autentico capolavoro dell’arte miniata di tutti i tempi.