Conservato presso il Museo di San Marco a Firenze ed inventariato con il numero 558 il “Messale di San Domenico” per molto tempo è stata l’unica opera che documentava l’attività di miniatore del Beato Angelico, poi allargata con altre miniature, di esiguo numero, attribuite in tempi recenti; ma per la quantità e ricchezza di immagini che offre, resta comunque l’opera più completa che testimonia l’attività del Beato Angelico miniatore e risalente al periodo giovanile, tra il 1420 e il 1430.
Secondo gli studiosi non esiste per l’Angelico una sostanziale differenza tra il “miniare” e il “dipingere in miniatura” come non esiste poi differenza con il “dipingere in larga scala”, perché di ogni tecnica cercava di sfruttare al massimo le potenzialità espressive . Pertanto sembra probabile che la sua iniziale formazione quale “dipintore” come dichiarava lui stesso di essere già nel 1417, abbia incluso anche la conoscenza e la pratica della miniatura, pur sempre eseguita attraverso l’esperienza del pittore.
Per l’Angelico non fanno differenza il piccolo o il grande formato, sono campi equivalenti dove ambientare e raccontare una storia e disporre le immagini. Tutte le miniature, infatti, attribuite al Beato Angelico mostrano uno stile decisamente pittorico, riportando su un unico piano tutte le esperienze figurative del frate pittore che, chiamato a Roma dal papa per dipingere gli affreschi in Santa Maria Sopra Minerva, vi morì nel 1455.
Beatificato dalla Chiesa nel 1982 è stato nominato Patrono universale degli artisti e ogni anno festeggiato nella data del 18 febbraio. Quest’anno in occasione della Festa del Beato Angelico, dopo un intervento di restauro è stata riaperta al pubblico la Biblioteca di Michelozzo nel Convento di San Marco, mentre una copia dell’edizione in facsimile del Messale di San Domenico realizzata da Vallecchi è stata collocata all’interno di una teca. Si tratta dell’unica edizione in facsimile esposta al pubblico nella celebre biblioteca Rinascimentale, la prima all’epoca aperta a tutti, le altre teche contengono alcuni preziosi libri liturgici miniati da Zanobi Strozzi e Filippo Mattia Torelli, alcuni dei quali con le legature con arme medicee di Vespasiano da Bisticci.