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Il Cristo deriso del Beato Angelico nell’opera editoriale dedicata a I Volti di Cristo

Tra le bellissime immagini selezionate dal prof. Gerhard Wolf per I Volti di Cristo troviamo anche un affresco del Beato Angelico raffigurante una tema della Passione, il Cristo deriso. Si tratta dell’immagine affrescata nella Cella 7. Siamo nel Convento, oggi Museo di San Marco dove,  al primo piano si trovano i dormitori con il celebre ciclo di affreschi dipinti dal Beato Angelico e collaboratori, tra cui un giovane Benozzo Gozzoli, nelle 43 celle e nei corridoi, tra il 1438 e il 1443, anno in cui papa Eugenio IV consacrò la nuova chiesa e il convento.

E’ uno dei cicli più vasti del Rinascimento che coniuga naturale e soprannaturale con un linguaggio nuovo e che ha mantenuto intatto attraverso i secoli quel clima di meditazione e di pace necessario alla vita conventuale scandita dagli obblighi di preghiera e studio. In ogni cella infatti si trova un affresco relativo alla Vita e Passione di Gesù, destinato all’esclusiva contemplazione del frate che la occupava.

A sinistra del celebre affresco dell’Annunciazione inizia il Corridoio dei Padri, il primo costruito da Michelozzo per accogliere i domenicani nel convento donato dai Silvestrini. E’ sul lato sinistro che si trovano gli affreschi autografi, mentre sul lato destro compaiono quelli ideati dal Beato Angelico ma in gran parte realizzati dai collaboratori.

Appartiene a questo gruppo il “ Cristo deriso, la Vergine e san Domenico” della Cella 7. Il visitatore viene accolto da un giovane San Domenico assorto in meditazione, secondo il modello da impartire ai frati e di lato una Vergine dolente. Le due figure in primo piano ci introducono alla riflessione sul Cristo bendato alle loro spalle e assiso su un sedile rosso, quasi una parodia di un trono, così come lo sono i simboli del potere, ridotti a un bastone a una sfera gialla.

Nell’irreale sfondo verde i simboli della sofferenza secondo la tradizione medievale, mani che schiaffeggiano il Volto santo, bastoni che lo percuotono, viandanti che si tolgono il cappello in segno di saluto ma che gli sputano addosso. Un’opera straordinaria di grande astrazione dove si notano gli influssi di Masaccio nella plasticità delle forme e del colore.

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