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La forza espressiva di Michelangelo nello studio per la Resurrezione di Cristo

In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: “Sia la luce!” E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre”. Il libro della Genesi ( 1, 1-4) ha inizio con l’atto della separazione della luce dalle tenebre, un episodio che Michelangelo rappresenterà in tutta la sua forza e potenza nella volta della Cappella Sistina in cui Dio Padre con le braccia alzate allontana le ombre delle tenebre per fare spazio alla luce, si tratta di una delle ultime tre scene che raffigurano la creazione del mondo, le altre sono la Separazione delle terre dalle acque e la Creazione del Sole, della Luna e della Vegetazione.

Nel suo racconto della Genesi, siamo nel settembre del 1511, Michelangelo via via che si avvicina alla parete dell’altare esalta la figura umana che viene rappresentata in forte scorcio e in pose dinamiche con evidenti tensioni che moltiplicano le direttrici dello spazio. Una straordinaria e analoga  capacità espressiva si può cogliere  nel disegno “Resurrezione di Cristo con nove guardie” ( 1520-1525 circa) conservato presso il Département des Arts Graphiques del Louvre, si tratta di uno studio, opera con molta probabilità ammirata e copiata da Paul Cézanne in cui Cristo sembra uscire violentemente e liberarsi dal sepolcro in cui si trovava.

“Opera di complessa cronologia – come nota Cristina Casoli nel suo saggio alla monografia Vallecchi Michelangelo I Disegni più belli – il foglio non ha un corrispettivo pittorico o scultoreo certo. Il disegno, al di là delle varie identificazioni, è comunque da segnalare come importante precedente di un latro foglio, di misure e finitezza maggiori, oggi conservato a Windsor.

 

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