Si sono da poco conclusi gli interventi di restauro della Madonna della scala e della Battaglia dei centauri, le due opere giovanili che Michelangelo realizzò durante gli anni della formazione al Giardino di San Marco a Firenze. Il progetto approvato dalla Fondazione Casa Buonarroti è stato reso possibile grazie a una donazione della Fondazione Friends of Florence che ha sostenuto inoltre anche il riallestimento della Sala dei marmi nella quale sono esposte entrambe le opere. I progetti di intervento ai sui bassorilievi giovanili di Michelangelo, già presentati nel 2020 alla V edizione del Premio Friends of Florence Salone dell’Arte e del Restauro di Firenze, sono stati realizzati con la Direzione Lavori del Museo, dalle restauratrici Daniela Manna e Marina Vincenti sotto l’Alta Sorveglianza della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Firenze e le Province di Pistoia e Prato.
Il restauro
Gli interventi di restauro sono stati prima di tutto l’occasione per uno studio e una riconsiderazione critica delle opere giovanili di Michelangelo, conservate al Museo di Casa Buonarroti. Una campagna diagnostica non invasiva ha accompagnato il lavoro in una condivisione aperta e fruttuosa di conoscenze professionali diverse, eppure straordinariamente convergenti. Nel corso del lavoro, inoltre, le operazioni di pulitura, eseguite con una graduale metodologia di intervento stabilita sulla base delle evidenze scaturite dalla campagna diagnostica realizzata, hanno fatto emergere ulteriormente su entrambe le opere la maestria dell’artista nel saper ricavare con scalpelli e gradine, dalle stesse superfici lavorate, effetti cromatici e di luce di impressionante vigore.
La Madonna della scala (1490) e la Battaglia dei centauri (1491-1492), sebbene siano opere giovanili dell’artista, possiedono già tutti gli elementi salienti che si possono ritrovare nella sua produzione più matura.
Trascorsi rispettivamente venticinque e trent’anni dai restauri eseguiti sulle opere, il nuovo intervento di pulitura è stato funzionale a rimuovere le sottili stratificazioni dei depositi atmosferici di natura coerente ed incoerente che opacizzavano e alteravano cromaticamente i rilievi. Infatti la cromia del marmo, mutata a causa dell’alterazione e della penetrazione dei materiali utilizzati durante le calcature ottocentesche (cere, olii, saponi) e dei materiali di restauro (cere e solventi come la trementina dal colore leggermente ambrato utilizzata nel caso della Battaglia dei centauri ad esempio) ha raggiunto un equilibrio che dopo l’attuale intervento di pulitura, consente la lettura dell’altorilievo nei suoi dati tecnici scultorei in modo chiaro ed armonico.
(si invita a consultare le schede di restauro in cartella stampa)
Il riallestimento della Sala dei marmi
La pulitura cui sono state sottoposte le opere ha dato risultati tali da rendere non più adatto alla loro migliore valorizzazione l’allestimento preesistente, che vedeva i rilievi su uno sfondo chiaro che mortificava il colore e il modellato dei due marmi. Nel nuovo allestimento sono state progettate strutture metalliche verniciate di color antracite che fanno risaltare i due rilievi. Il racconto di entrambe le opere è affidato a un breve testo molto esauriente sulla storia collezionistica e artistica, realizzato in caratteri color antracite su fondo grigio chiaro sia in italiano sia in lingua inglese. Inoltre la nuova illuminazione a LED consente la lettura delle sculture in ogni dettaglio.
(si invita a consultare la scheda dedicata al riallestimento della sala a cura del Dott. Alessandro Cecchi presente in cartella stampa)
La Madonna della scala e la Battaglia dei centauri
Entrambe opere giovanili di Michelangelo sono state scolpite durante l’apprendistato nel Giardino di San Marco, sotto la guida di Bertoldo, ultimo allievo e collaboratore di Donatello, scomparso nel 1491, frequentato da artisti e intellettuali della cerchia di Lorenzo il Magnifico.
La Madonna della scala è stata realizzata quando l’artista aveva appena quindici anni. Se dal grande maestro del Quattrocento deriva la particolare tecnica a bassorilievo dello “stiacciato”, michelangiolesca è la scala monumentale della composizione dominata dalla Vergine che occupa tutto lo spazio disponibile, e col Figlio, di spalle, che si stringe al suo seno in una posa che tornerà in opere più tarde di Michelangelo, quali il gruppo scultoreo della Madonna Medici della Sagrestia Nuova e il cosiddetto “Cartonetto”, disegno di Casa Buonarroti. Rimasta alla famiglia dopo la morte di Michelangelo nel 1564, venne ceduta, suo malgrado, da Leonardo, nipote ed erede dell’artista, al duca Cosimo I de’ Medici, insieme a sculture incompiute e rimaste a Firenze come il Genio della Vittoria conservato a Palazzo Vecchio e i quattro Prigioni conservati alla Galleria dell’Accademia. Tenuta in gran considerazione dal duca come attesta il Vasari nel 1568, fece parte delle collezioni medicee fino al 1616 quando il granduca Cosimo II la restituì, con un gesto di grande munificenza, a Michelangelo Buonarroti il Giovane, pronipote del sommo artista, intento alla sua celebrazione nella Galleria di Casa Buonarroti.
La Battaglia dei centauri fu scolpita fra il 1491 e il 1492: il soggetto del rilievo, dapprima definito dal biografo Condivi nel 1553 “Il ratto di Deianira e la zuffa de’ Centari” e poi dal Vasari nel 1568 “La battaglia di Ercole coi Centauri”, fu suggerito al giovane Michelangelo da Agnolo Poliziano, umanista della cerchia di Lorenzo il Magnifico, committente dell’opera, rimasta incompiuta per la sua morte, sopraggiunta l’8 aprile del 1492. L’artista si rifece o alle Metamorfosi di Ovidio (XII, 210-576) al passo che tratta della battaglia dei lapiti e dei centauri alle nozze di Piritoo con Ippodamia, o ad un mito connesso alle fatiche di Ercole, secondo cui l’eroe avrebbe liberato Deianira, sua promessa sposa, dalle nozze con il centauro Euritione, ucciso durante una furibonda zuffa con i centauri. Nei serrati viluppi di figure avvinghiate nella lotta, il rilievo si richiama ai sarcofagi classici e, nella sua incompiutezza, fornisce un saggio della perizia del giovane nella lavorazione del marmo a vari livelli di finitura: dal quasi tutto tondo delle figure più emergenti, compreso l’eroe di tre quarti che anticipa il gigantesco David, al fine rilievo dei combattenti sullo sfondo; ed è straordinario il controllo degli incastri tra i corpi. Colpisce inoltre l’espressività emotiva delle figure, anche di quelle appena accennate: la rabbia dei lottatori, la violenza dei rapitori, il dolore dei colpiti. Il rilievo, segnalato nel 1527 al marchese Federico Gonzaga per un possibile acquisto non andato a buon fine, apprezzato ancora da Michelangelo, prima di trasferirsi definitivamente a Roma nel 1534, è rimasto sempre dei Buonarroti e ha goduto, dal 1614 al 1874, di una collocazione privilegiata sotto l’Epifania del Condivi nella Galleria realizzata da Michelangelo Buonarroti il Giovane per celebrare le gesta del suo illustre antenato e benefattore della famiglia.
(si invita a consultare la scheda storico artistica a cura della Dott.ssa Cristina Acidini in cartella stampa)
Dichiarazioni
Cristina Acidini Presidente della Fondazione Casa Buonarroti
“Ispezionare da vicino le statue in marmo di Michelangelo Buonarroti è sempre fonte di emozione, stupore e accrescimento di conoscenze.
L’intervento e la riconsiderazione critica sulla Madonna della scala (1490) e sulla Battaglia dei centauri (1491-1492), i due straordinari rilievi scolpiti da Michelangelo adolescente nel Giardino di Lorenzo il Magnifico a San Marco, dove aveva per maestro l’anziano Bertoldo di Giovanni, l’ultimo assistente di Donatello, sono stati resi possibili dalla generosità dei donatori dell’Associazione Friends of Florence sotto la presidenza di Simonetta Brandolini d’Adda che a nome della Fondazione ringrazio.”
Simonetta Brandolini d’Adda Presidente Friends of Florence
“Sostenere il restauro della Madonna della Scala e della Battaglia dei Centauri, due opere giovanili di Michelangelo significa per noi continuare a conservare il patrimonio artistico di questo straordinario maestro che ci ha lasciati capolavori indiscussi della storia dell’arte mondiale. Dopo il restauro e la manutenzione del David, dei Prigioni, del Dio Fluviale e il recente intervento alla Pietà Bandini, la nostra Fondazione è felice di continuare, a fianco degli enti e dei restauratori coinvolti, l’importante lavoro di tutela del patrimonio michelangiolesco – Sottolinea Simonetta Brandolini d’Adda Presidente di Friends of Florence – La collaborazione con la Fondazione Casa Buonarroti ha interessato anche il riallestimento della Sala dei Marmi in cui le opere sono conservate per valorizzarle al massimo e offrirle in tutta la loro leggibilità al pubblico del museo. Siamo molto grati a Patricia e Marshall Geller, sostenitori del progetto per la sala e della Battaglia dei Centauri, i signori Maher per il loro contributo per la Madonna della Scala e felici di aver collaborato con Casa Buonarroti. Ringraziamo pertanto la Presidente della Fondazione Cristina Acidini e il Direttore del Museo Alessandro Cecchi per la disponibilità e l’entusiasmo con il quale hanno accolto i progetti. Il nostro grazie va anche alla Dott.ssa Jennifer Celani funzionaria di zona della Soprintendenza ABAP di Firenze e alle restauratrici Daniela Manna e Marina Vincenti che hanno lavorato in perfetta sinergia offrendoci non solo l’occasione di conservare, ma anche di approfondire la conoscenza di questi capolavori così importanti per tutti noi”
Alessandro Cecchi Direttore Museo della Casa Buonarroti
La sola spolveratura e la leggera pulitura cui le due opere giovanili di Michelangelo sono state sottoposte, avevano dato risultati tali da rendere inadeguato alla loro migliore valorizzazione l’allestimento preesistente che vedeva i rilievi su uno sfondo chiaro che mortificava il colore e il modellato dei due marmi, scolpiti da un giovane Michelangelo nel biennio 1490-1492, quando lavorava e si formava come scultore nel Giardino mediceo di San Marco.
La proposta, da parte della Contessa Brandolini d’Adda, Presidente della Fondazione, che alcuni loro ‘donors’ si facessero carico, generosamente, anche dei costi di un nuovo allestimento, più rispondente ai moderni criteri museali, ci ha trovati grati e naturalmente d’accordo.”